Giovedì 18 Aprile 2024

"Il Var contestato, ma ha ridotto gli errori"

Nicola Rizzoli difende la tecnologia: "Prima c’era il 6% di decisioni sbagliate, ora è l’1-2%. Magari l’avessi avuta quando arbitravo"

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di Leo Turrini

"Prima dell’introduzione del supporto Var, in una partita di calcio gli errori arbitrali erano all’incirca pari al sei per cento delle decisioni. Da quando esiste l’assistenza tecnologica, la percentuale si è ridotta all’uno-due per cento. La differenza è evidente. Poi certo comprendo che il tifoso della squadra vittima di uno sbaglio nonostante il Var sia arrabbiato…".

Nicola Rizzoli, classe 1971, è stato tra i grandi protagonisti dell’ultimo Festival della Filosofia. Che era dedicato alla parola “Giustizia”, declinata anche nel contesto pallonaro. Abbiamo dedicato la nostra conversazione festivaliera al senso del diritto applicato al football. Emiliano di origine, oggi cittadino del mondo per impegni sempre legati all’universo arbitrale, dalla martoriata Ucraina agli Stati Unito, Rizzoli è uno dei tre fischietti italiani ad aver diretto una finale iridata (gli altri due sono Gonella e Collina).

"Era il 2014, stavamo in Brasile – ricorda l’ex designatore della serie A –. Si sfidavano Germania e Argentina".

Per quella partita lei è finito anche nel meraviglioso film sui due Papi Ratzinger e Bergoglio, divisi dal tifo.

"Si’, l’ho visto e mi sono emozionato".

È il ricordo più bello della carriera?

"Di sicuro il più intenso! Ho anche pensato a cosa avrà detto quel dirigente di una squadra giovanile che mi apostrofò in malo modo al termine del mio debutto con il fischietto in bocca".

Come andò?

"Ero un ragazzo, probabilmente la mia direzione non era stata perfetta e questo signore venne a dirmi che dovevo cambiare hobby".

Tipo lungimirante.

"Eh, magari la sera di Germania-Argentina avrà sorriso davanti alla tv".

Rizzoli, ma perché un minorenne sceglie di fare l’arbitro? Voglio dire, da bambino ci sogniamo tutti campioni, mica arbitri…

"È vero. Nel mio caso dipese dall’ignoranza".

Prego?

"Vede, giocavo anche io. E mi immaginavo protagonista in serie A. Solo che…"

Solo che?

"Ero un soggetto francamente rissoso. Litigavo spesso con gli arbitri".

Testa calda.

"Dopo un po’ mi sono accorto che sbraitavo perché non conoscevo le regole. Ero, appunto, un ignorante. La mia carriera con il fischietto è cominciata così. Studiando".

Facciamo che fu una conversione in stile San Paolo sulla via di Damasco.

"Beh, adesso non esageriamo. Però è andata così".

Senta, ma cosa è la giustizia per un arbitro? Mi spiego: non le è mai venuta voglia di evitare una sconfitta immeritata ad una squadra che magari sta perdendo per pura sfortuna, che sta dominando e giocando meglio dell’avversario?

"Eh, è un pensiero proibito! Ma devi respingerlo, perché tu sei il custode delle regole. E il calcio non è una scienza esatta, può capitare che a vincere non sia il più bravo".

Posso permettermi una provocazione?

"Prego".

Torniamo a Germania-Argentina del 2014. Vinsero i tedeschi per 1-0 ma il resto del mondo tifava per Messi, per vedergli alzare quella benedetta Coppa…

"Accetto la provocazione. Istintivamente gli avrei dato volentieri una mano, Leo è un simbolo assoluto del calcio. Ma non potevo e non volevo interferire. L’Argentina sbagliò più di un gol e fu castigata ai supplementari".

E a Rizzoli uomo dispiacque.

"Un po’ sì, ma la Germania sì merito’ il titolo sul campo".

C’era un giocatore che in campo non poteva sopportare, per proteste smodate, simulazioni, eccetera?

"Ce n’è stato più di uno ma i nomi non li faccio nemmeno sotto tortura".

Facciamo allora il nome di un calciatore che invece si distingueva per lealtà e per spirito di collaborazione.

"Anche qui ce ne sono stati diversi. Dovendo scegliere, opto per Roberto Baggio".

Il Divin Codino.

"Lui. Vestiva la maglia del Brescia, io ero agli inizi della carriera. Era una partita turbolenta, c’era molta tensione in campo. Baggio venne da me e mi disse: non ti preoccupare, fai il tuo lavoro, io ti aiuterò con l’atteggiamento".

Un grande.

"Davvero".

Rizzoli, ancora una cosa. Quale è stato l’errore più grave commesso in carriera?

"In un derby della Madonnina. Diedi al Milan un rigore che proprio non c’era. L’Inter vinse comunque, lo sbaglio non incise sull’esito della partita. Almeno quello…"

Ci fosse stato il Var…

"Me lo sarei risparmiato, quel fischio!".