Martedì 16 Aprile 2024

Il ritorno di Marquez, lacrime di gioia

Lo spagnolo trionfa in Germania 581 giorni dopo l’incidente a Jerez: "Uno dei momenti più belli della mia carriera"

Migration

di Marco Galvani

(Germania)

Il campione ritrovato. Dopo 581 giorni di sofferenza, premiati con una lezione di costanza, resistenza e talento. Marc Marquez torna a vincere nel ‘suo’ Sachsenring. L’undicesimo successo di fila in Germania. Una vittoria che mancava dal Gp di Valencia del 17 novembre 2019. Poi lo scoppio della pandemia, il calendario stravolto, i gp saltati, il Mondiale 2020 che comincia da Jerez e l’incidente alla prima gara che sarà l’inizio di un calvario al braccio destro. Assente per l’intero campionato e nei primi due appuntamenti del 2021. Il tanto atteso rientro arriva in Portogallo dove chiude 7°, 9° a Jerez, poi tre ritiri (Le Mans, Mugello, Montmelò). Fino a ieri, a "una vittoria importante soprattutto per l’uomo Marc e per la Honda. Non ancora per il pilota Marquez: è lì, ma non è quello che era. Spero di ritrovarlo presto".

Marc passa dalle lacrime di emozione sotto la bandiera a scacchi al sorriso liberatorio. "Questo è uno dei momenti più difficili e importanti della mia carriera – confessa Marquez -. Non era facile, ma qui al Sachsenring era un’occasione che non dovevo lasciar andare". E quando in gara è scesa qualche goccia di pioggia, mentre gli altri hanno preferito dosare il gas, lui ha fatto il contrario. Prendendosi qualche rischio. Miguel Oliveira (Ktm) ha provato a stargli dietro, ma era troppo tardi. Impossibile colmare il gap: "Ho capito che mi sarei dovuto accontentare del secondo posto". Tanto il terzo, Fabio Quartararo, non l’avrebbe mai potuto raggiungere. Il francese si conferma miglior Yamaha in griglia oltre che leader del Mondial: "L’obiettivo era il podio e l’ho centrato. Non ero pronto per la vittoria, Oliveira e Marquez avevano qualcosa in più". Marc soprattutto: "A questo risultato non ci sono arrivato da solo, non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto della squadra, della famiglia, degli amici e dei tifosi – riconosce -. Ho cercato di guidare senza pensare a quello che sto cercando di lasciarmi alle spalle, anche se il dolore al braccio spesso me lo ricorda". E’ una questione di allenamento fisico, ma anche di testa: "Dopo il Mugello ho visto Mick Doohan. Gli ho chiesto di raccontarmi come ha fatto lui a risollevarsi dopo l’incidente del 1992 ad Assen. L’ho ascoltato con gli occhi chiusi assorbendo i suoi consigli". Ora c’è Assen il prossimo fine settimana: "Qui ce l’abbiamo fatta. E ce la faremo ancora".