Giovedì 25 Aprile 2024

Il peso dei miti sulle casse

Paolo Grilli

Il Barça esulta. Pagherà giusto 35 milioni all’anno (più bonus assortiti), fino al 2026, per lo stipendio lordo di Leo Messi, bandiera, pilastro ed essenza stessa del club: un affare, rispetto alle cifre del vecchio contratto. La Juve non fa salti di gioia, ma sorride di gusto sapendo che con ogni probabilità Cristiano Ronaldo, l’altro alieno del calcio mondiale, resterà e magari potrà spalmare il suo ingaggio su due anni rinnovando fino al 2023.

Nell’era del Covid i miti non vengono risparmiati dall’ondata di ritocchi al ribasso che sta ridefinendo, dolorosamente, tutto il sistema. E devono scendere a compromessi, ben sapendo però che le relative squadre di appartenenza, per questioni commerciali oltre che di rendimento in campo, farebbero parecchia fatica a liberarsi di loro.

Sul mercato si scambia, chi spende è un’eccezione. Come il Psg: con Donnarumma, Wijnaldum, Ramos e Hakimi (la lista però non è finita) arrivati in pochi giorni, ha reso il concetto di crisi pandemica molto relativo. E poi c’è il Chelsea: l’anno scorso Abramovich sborsò 240 milioni in un’estate ed è arrivata la Champions, ora non vuole tirare i remi in barca. E vuole Haaland. Senza contare poi il City, altra isola felice del calcio. In Italia i club devono affidarsi al modello Mancini: bisogna osare con cuore e cervello in mancanza di stelle consacrate. Ma ora sappiamo che anche così può funzionare.