Mercoledì 24 Aprile 2024

"Il mio Mattia è pronto a saltare su Parigi"

Furlani ha vinto l’Europeo under 18 sia nel lungo che nell’alto. Mamma Kathy: "Non è una sorpresa, stiamo programmando le Olimpiadi"

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di Doriano Rabotti

Ne abbiam viste troppe di promesse che si sono dimenticate di mantenersi, per fidarci subito. Ma quello che sta facendo il reatino Mattia Furlani non ha precedenti nella storia dell’atletica azzurra: essere campioni d’Europa a 17 anni nel salto in lungo e nel salto in alto segna un’evoluzione della specie. E la specie c’entra di sicuro, perché Mattia è figlio dell’ex saltatore in alto Marcello e di Kathy Seck, a suo tempo velocista per il Senegal, figlia di un diplomatico. Arrivò in Italia a 16 anni, conobbe Marcello a Frascati su una pista d’atletica, oggi parla con uno spiccato accento laziale (prima di spostarsi a Rieti hanno vissuto a Marino) e allena il baby-fenomeno.

È proprio lei, a Gerusalemme con Mattia, a raccontarci tutto.

Kathy, chissà che emozione.

"Sì, ma in realtà siamo sempre sereni. Stiamo pensando a costruire il futuro, Mattia è giovane, deve viverla senza pressioni e imparare ad accogliere la vittoria come la sconfitta".

Ve l’aspettavate?

"Sì, era un appuntamento che avevamo già visualizzato fin da ottobre, quando abbiamo iniziato a programmarlo. Siamo arrivati stracarichi e convinti di poter portare a casa due ori".

Mattia viene dal basket.

"Anche questo corrisponde a un progetto. Da piccolo veniva sempre al campo scuola con me, lui e i due fratelli Erica di 26 anni e Luca di 20, che pure sono molto forti. Io mi allenavo e non avevo nessuno a cui lasciarli. Per allontanarlo un po’ dal campo l’abbiamo portato per tre anni a fare ginnastica artistica, poi per cinque ha giocato a basket".

Non volevate che seguisse le vostre orme?

"No no, è stato solo un approccio studiato per farlo lavorare bene anche con altri sport sull’attività motoria, non volevamo esagerare subito con l’atletica".

Che ragazzo è Mattia?

"Socievole, molto determinato fin da piccolo in qualsiasi cosa che fa, solare. Ama stare insieme agli altri".

Secondo lei, Mattia ha la percezione di quello che ha combinato?

"Assolutamente sì, siamo venuti qui con la determinazione di voler vincere e fare gol".

Qualcuno lo paragona a Carl Lewis, che nel lungo saltava 10 cm più di lui, ma a 18 anni.

"No, no. Ognuno ha il suo percorso, noi prendiamo quello che arriva lungo la nostra strada".

Un giorno sceglierà solo una specialità?

"Lui ha una preparazione multilaterale, generale, la specializzazione ancora non è avvenuta. Per il momento si deve solo divertire, poi si vedrà. Anche se lui ha una predilezione per il salto in alto, fin da piccolo quel materasso era il suo gioco preferito".

Lui è allenato da lei e da suo marito Marcello. Come è la convivenza con i genitori-allenatori, visto quello che è appena successo in casa Tamberi?

"Io faccio la programmazione generale, per la tecnica ogni tanto mi aiuta mio marito. Ma andiamo d’accordissimo e siamo molto compatti, tanto decido quasi tutto io".

Farà i mondiali a Cali?

"Sì, ma lì andrà per divertirsi, l’obiettivo quest’anno erano gli Europei".

Sogna Parigi?

"Certo, lo stiamo progettando da un anno, non è una cosa che si improvvisa"

E’ vero che è amico di Andrew Howe?

"Io sono amica della madre, ci allenavamo e abbiamo fatto la gravidanza insieme, e i figli sono cresciuti sui campi con noi".

A Gerusalemme Mattia è stato anche il capitano azzurro.

"Ci sperava tanto, questa cosa l’ha caricato, ho dovuto frenarlo un po’ perché a volte esagera".

E come si fa?

"Gli parlo tantissimo, gli spiego quanto è importante controllare le emozioni".

A quanto pare, ci riesce benissimo.