Il mercato di A peggio di tutti

Paolo Franci

Regno Unito, Stati Uniti, Olanda, Francia, Argentina, Brasile, Spagna, Germania, Ucraina, Portogallo. Così, nell’ordine, seguendo il report Fifa “International Transfer Snapshot” sulle operazioni del mercato di gennaio che, di fatto, hanno segnato il ritorno alla normalità post pandemica. E noi? Eh no, per noi la crisi mica finisce. Quando mai. Siamo dietro a questi Paesi per volume di affari nel pallone, Ucraina compresa. Eh già, l’Ucraina. Certo per il maggior numero di cessioni a causa della maledetta guerra, ma tant’è. Per dire: gli inglesi hanno speso 834 milioni, il 57% del totale mondiale. Pazzesco. E noi? Difficili anche da scorgere, rannicchiati là in fondo con 80 trasferimenti in entrata e 98 operazioni in uscita e la miseria di 23 milioni spesi e 65 incassati. ll peggio del peggio dal 2018 in poi con i grandi club - Milan, Inter, Juve e Napoli - fermi come una betulla in inverno. Mentre gli inglesi vendono a peso d’oro nel mondo il loro pallone. Perchè? Hanno lavorato a un progetto comune di valorizzazione complessiva della Premier, passando per stadi bellissimi, diritti tv internazionali ceduti a cifre stellari ma proporzionali allo spettacolo, merchandising, mentre qui da noi, in un clima sempre più feudale cercavamo scorciatoie improbabili tipo plusvalenze, pur di illuderci di essere competitivi. Il risultato è in questi numeri, impietosi. E non solo, come raccontano le cronache di questi giorni.