Giovedì 18 Aprile 2024

"Il Dream Team non c’è più, ma torneremo"

Stefano Cerioni nuovamente ct del fioretto: "Dovremo lavorare, non abbiamo il vantaggio mentale che ci davano certi campioni"

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di Doriano Rabotti

Stefano Cerioni, nuovamente ct del fioretto azzurro: è un ritorno a casa?

"Sicuramente, per cercare di ricominciare da dove ci eravamo lasciati, anche se son passati parecchi anni e le cose sono molto cambiate. Sia per la mia esperienza, sia per il livello degli atleti della nazionale italiana".

L’attende un lavoro molto complicato.

"Non sarà semplice ritrovare i ritmi e le vittorie che avevamo in quegli anni, ma il lavoro è bello e il progetto stimolante. Mi hanno fatto sentire indispensabile e questo mi ha convinto".

Lei era già promesso sposo della Francia.

"Eravamo molto avanti, ma l’Italia è riuscita a infilarsi nell’ultimo spiraglio disponibile. Ma non si tratta di soldi".

E i francesi, come nella canzone di Paolo Conte, si saranno inc...avolati.

"Abbastanza, perché avevano fatti grandi sforzi economici e si erano anche esposti sul mio arrivo. La verità è che mancava davvero poco, l’Italia mi ha fatto sentire importante e io avevo voglia di riprendere in mano la mia nazionale per tornare a vincere"

Nel frattempo lei ha allenato la Russia, e a livello individuale Thibus e Imboden. Che cosa porta di quelle esperienze?

"Una differenza fondamentale: il lavoro che avevo fatto prima in Italia era di coordinatore, gli atleti passavano più tempo con i maestri nei loro club. Era un sistema che aveva portato una crescita. All’estero invece ci sono i centri federali dove un ct sceglie 10-15 atleti e lavora con quelli quotidianamente. Visti i risultati, mi sono rafforzato nella convinzione che il modo giusto fosse quello, quindi nei limiti del budget vorrei fare più allenamenti e non solo una settimana al mese. Probabilmente ci riusciremo, dobbiamo creare un gruppo affiatato con i maestri".

Dopo la peggiore Olimpiade della scherma il suo compito è difficile, oppure più facile?

"Una ricostruzione è sempre difficile, anche perché adesso dietro la prima squadra non ci sono molti giovani forti come i Garozzo e le Volpi di quegli anni per capirci. C’è da ricostruire anche il settore giovanile e questa è la cosa più difficile. Dovremo lavorare sui maestri perché con il metodo degli ultimi anni non torneremo ad essere i migliori".

Lei da avversario, soprattutto quando era ct della Russia, ci ha studiato bene. E battuto.

"So bene quali erano i difetti su cui puntavo per battere l’Italia. Il fatto che arrivassero i risultati ci faceva pensare che gli altri dovevano imparare da noi, oggi dobbiamo cercare di essere sempre un po’ avanti, cercare tattiche nuove".

Elisa Di Francisca tornerà in pedana?

"Mi sembra difficile. Con un carattere come il suo tutto è possibile, ma ha deto che si voleva dedicare ai suoi figli e per quel che ne so, in questo momento ha altri obiettivi".

Elisa durante i Giochi criticò il suo predecessore, invocando il suo ritorno. Era giusto?

"Secondo me si poteva aspettare, forse ha sbagliato i tempi, ma lei aveva bisogno di dirlo. E si è visto dopo che quelle cose le pensavano tutti".

Perché alla fine tutti gli atleti, tranne la figlia di Cipressa, hanno chiesto il cambio di ct.

"Mi ha dato fastidio per Cipressa perché non meritava di uscire in questa maniera, lui si è messo in discussione e ci ha provato. La lettera non mi è piaciuta, doveva restare dentro la Federazione e non essere mandata ai giornali. È giusto fare rimostranze, nei limiti, ma deve decidere la Federazione. Io rientrerò in questo gruppo e cercherò di capire certe dinamiche, i giovani li devo conoscere meglio".

L’impressione è che ora del Dream Team manchi la forza mentale, soprattutto.

"Non siamo più il Dream Team, dobbiamo capirlo e affrontare gli avversari. Senza paura, ma con rispetto: loro non hanno più paura di noi, ci affrontano in modo diverso, prima avevamo un vantaggio mentale. Ma le nuove generazioni non devono essere paragonate al Dream Team, solo dare tutto quello che hanno".

E’ difficile trasmettere quella mentalità?

"Ci sono cose che un atleta ha o non ha, e parlo del carattere. I tempi sono cambiati. Le nuove generazioni sono meno pronte al sacrificio, per fortuna non tutti. La possibilità di trovare campioni c’è ancora".