Sabato 20 Aprile 2024

Il Diavolo non muore mai: l’ora di Messias

Sbancato il Wanda Metropolitano con una rete del brasiliano, Milan ancora in corsa. Per il pass servirà un’impresa col Liverpool

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di Luca Talotta

Il Milan già alla vigilia sapeva di avere un unico dovere, quello di provare a salire sul treno degli ottavi di finale di Champions League per rimanerci il più a lungo, possibilmente. Detto, fatto. Tanto che, per provare a raggiungere l’obiettivo finale, ha deciso di dominare la gara del Wanda Metropolitano, uscendo vittorioso da uno stadio dove in pochi hanno vinto, dominando un Atletico già addomesticato nella gara d’andata a San Siro, prima della beffa finale. La posta in palio era troppo importante per lasciare qualcosa di intentato e difatti il Milan ci ha provato da subito, spinto anche dai 1.500 tifosi della Curva Sud assiepati ai quattro gelidi gradi della fresca serata madrilena. Subito intensità e voglia di dimostrare che quello striminzito punto in classifica era bugiardo, molto bugiardo.

E quindi eccolo, il Diavolo: con un inizio di personalità, dove a ‘far la partita’ sono Tonali e soci, con un Brahim Diaz sicuramente più reattivo rispetto a quello abulico visto nelle recenti uscite ma molto impreciso nell’ultimo passaggio. Ed è stato proprio quello il tallone d’Achille del Milan, il non essere riuscito a concludere e capitalizzare un ottimo giro palla. E difatti al 45’ di tiri verso la porta di Oblak se ne contavano uno solo, una conclusione di Theo Hernandez al 34’ altissima. Poco, troppo poco per pensare di portare a casa il risultato pieno; soprattutto se lì davanti hai un giocatore come Giroud, abituato ad essere assecondato da compagni di squadra che lo lasciano, invece, troppo spesso da solo. Giocarsi la carta Ibrahimovic diventa un imperativo per Pioli che manda in campo lo svedese al 66‘, dopo il brivido occorso con Lemar (ottimo Tatarusanu) e aver messo alle corde l’Atletico Madrid per altri 20 minuti. Perché sì, paradossalmente il gol del Liverpool contro il Porto, invece di caricare l’Atletico che aveva la concreta possibilità di superare in classifica i lusitani, mandava in paradiso il Milan, con gli spagnoli in difficoltà, in confusione totale.

E poi diventa tutta una questione di centimetri, come in "Matchpoint" di Woody Allen: quelli che dicono no due volte a Bakayoko, prima con il ginocchio di Savic che trova un salvataggio incredibile e poi con il suo colpo di testa che lambisce il palo. Poi quelli che permettono a Oblak di dire no a Ibrahimovic (85’) ma che nulla possono sull’imbucata di Kessie per Messias, abile a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto: 0-1, giubilo rossonero al Wanda Metropolitano. Lì dove, nelle ultime 31 gare europee, l’Atletico Madrid aveva perso solo due gare prima di quella di ieri sera, una delle quali contro il Liverpool nella giornata precedente. Questioni di centimetri, come quelli che mancano a Cunha, in pieno recupero, per siglare un 1-1 che avrebbe ancora avuto il sapore della beffa. O come il rigore (che non c’è) chiesto da Correa. No, questa volta no, questa volta è festa Milan: e sarà ancora una volta questione di centimetri, il prossimo 7 dicembre, a San Siro, contro il Liverpool. Serviranno ancora tre punti, ma ora si può davvero sognare.