Martedì 23 Aprile 2024

Il contropiede di Gimondi che beffò il "Cannibale"

Merckx a lungo inarrivabile, ma dopo tanti secondi posti il bergamasco si prese due rivincite sul campionissimo: al Mondiale del 1973 e al Giro del 1976

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di Leo Turrini

In verità, tra noi e i belgi la rivalità sportiva ha avuto anche un momento di collaborazione, Jackie Ickx era un suddito di Re Baldovino, faceva il pilota, guidava la Ferrari. Ma il titolo della F1 non lo conquistò mai. Mentre il contrasto agonistico tra i due paesi si è espresso soprattutto sulle due ruote.

Non che il calcio non abbia proposto confronti anche aspri, dal successo degli azzurri di Conte su Lukaku e compagni all’Europeo del 2016 fino al brutto ricordo del 1972, quando fiamminghi e valloni misero fine alla leggenda dei Messicani del ct Valcareggi, un 2-1 che eliminò dal torneo continentale Riva, Facchetti e Mazzola.

Ma insomma, vuoi mettere con il ciclismo?!? Per dieci anni buoni, il conflitto tra Eddie Merckx è Felice Gimondi ha alimentato cronache leggendarie. Da una parte il Cannibale delle Fiandre, oggettivamente più forte, unico pedalatore del Novecento degno dell’accostamento a Fausto Coppi. Dall’altra Felicione, rude tempra bergamasca, stoico incassatore, abbonato per forze di cose ai secondi posti. Solo che.

Solo che noi italiani in fondo in fondo ci rifiutiamo di morire. E infatti alla fine della fiera, quando entrambi erano logori e invecchiati, Gimondi si inventò il controsorpasso. Ebbe l’ultima parola: batté Eddie in una volata mondiale e a 34 anni, nel 1976, staccò Merckx sul traguardo di un Giro indimenticabile.

Ah, Gimondi! Una volta gli chiesi come era, correre accanto al Cannibale. Mi disse: al suo primo scatto in salita gli stavo dietro, al secondo resistevo con la forza della disperazione, al terzo lo mandavo a quel paese...

Storie così, di uomini e di sport. Merckx è rimasto l’idolo assoluto del Belgio intero e ha pianto lacrime amare e sincere quando Felice è andato in fuga in Paradiso. Avevano imparato a volersi bene, perché la rivalità si nutre anche della frequentazione e alla lunga l’amicizia prevale sui dispetti, sugli ordini d’arrivo, sulla contabilità delle vittorie e delle sconfitte.

Detto tutto questo, Italia-Belgio smette di essere una semplice partita di calcio. Non solo per l’importanza della posta in palio, l’evento si trasforma in confronto tra la potenza di Lukaku e lo spirito di resistenza dei nostri.

E siamo tutti Felice Gimondi, per una notte ancora.