Il contropiede di Cristiano: ancora United

Niente City, torna ai Red Devils dopo dodici anni e firma fino al 2023. Guadagnerà meno rispetto a Torino, ma “salverà“ il suo ruolo

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Riconoscenza. Probabilmente si spiega così – è bello almeno pensarlo – il ritorno di Cristiano Ronaldo allo United. Sotto l’ala protettrice di Sir Alex Ferguson lui era diventato grande, anzi grandissimo, ora torna per chiudere il cerchio e ridare l’assalto, 13 anni dopo averla conquistata coi Red Devils, alla Champions: un’ossessione per lui non meno che per la Juve. E non averla nemmeno sfiorata in bianconero è stato il vero e implicito motivo della rottura con la Signora.

Con lei, la riconoscenza è stata invece molto relativa da parte di CR7. Nonostante le frasi di circostanza vergate sui social con qualche errore. Lo strappo si è consumato definitivamente giovedì, a cinque giorni dalla chiusura del mercato. E la Juve è stata presa in contropiede.

Magari con tutta la diplomazia del caso, Allegri una settimana fa e Nedved appena prima della partita con l’Udinese avevano garantito per la permanenza del portoghese. I fatti, come spesso purtroppo accade nel calcio, prendono una direzione diversa dalle parole e nel giro di poche ore si è aggiunto colpo di scena a colpo di scena, con Cristiano che dà l’addio ai compagni alla Continassa, poi prende il volo per Lisbona mentre tutti pensano che si accaserà al City. Le dichiarazioni di Guardiola ("Ronaldo va dove desidera, non siamo noi a decidere") fanno il resto, e si capisce subito che a Manchester, il portoghese, non tradirà il suo vecchio club.

Lo United ha messo sul piatto non solo i 25 milioni che la Juve chiedeva per il cartellino (i Citizens lo avrebbero al più preso a zero), ma hanno soprattutto fatto firmare al giocatore un biennale: con un ingaggio ridotto (25 milioni annui e non 31) rispetto a quella percepito in bianconero. A Manchester, Cristiano non dovrebbe perdere la posizione che gli ha sempre dato gloria: quella di esterno sinistro facile alle incursioni dopo che la punta centrale di turno ha attirato marcatori e gomitate. Un ruolo che in quest’ultima Juve era a rischio per il portoghese, più gradito magari da punta centrale facendogli correre intorno, a scelta, Dybala, Chiesa, Kulusevski o Morata in un 4-2-3-1 o nel più classico 4-3-3 della Signora.

Quando scadrà con lo United, Ronaldo avrà 38 anni. La Juve gli aveva prospettato un prolungamento fino al 2023, ma con ingaggio dimezzato. A far tornare Ronaldo oltremanica sono stati i ricordi dei trionfi passati, la certezza che uno come Solskjaer lo tratterà ancora come un fuoriclasse a parte: mentre la panchina assaggiata a Udine aveva detto ben altro in bianconero.

La Juve in una dozzina di ore ha perso la garanzia su almeno 30 gol per la prossima stagione. Le casse subito ringraziano, ma la sete di vittorie è difficile da far passare e dover tamponare subito questa improvvisa voragine realizzativa è la prima, probante sfida per Allegri. Max ieri aveva un’espressione forse sollevata nel commentare la partenza più illustre che mai si trova e mai si troverà a vivere come tecnico. Poi ha professato un certo fatalismo sulle grandi manovre del calcio. Lui la nuova Juve, quella del dopo Ronaldo, ce l’aveva già in testa.

Paolo Grilli