Il capolavoro di Marta, è un’Italia tutta d’oro

Dopo Brignone in combinata, Bassino trionfa nel superG davanti a Shiffrin, bronzo ex aequo per Huetter e Lie. Oggi gli uomini (ore 11.30)

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di Gianmario Bonzi

Prima o poi doveva succedere. Sta accadendo tutto in una volta sola, come a St. Moritz 1974, Sierra Nevada 1996 o Sestriere 1997. Nel giorno in cui lo sci azzurro piange Elena Fanchini, come potete leggere a parte, sul podio si prende la scena completa in una grande manifestazione. Perché non capita a tutte le generazioni di poter disporre in squadra, contemporaneamente, di talenti del calibro di Marta Bassino, Federica Brignone, Elena Curtoni e Sofia Goggia, citate in rigoroso in ordine alfabetico. Ed ecco che Meribel, già teatro di imprese azzurre ai Giochi del 1992, in primis con Deborah Compagnoni, si sta trasformando in terra di conquista italiana. Dopo Brignone, tocca a Bassino. E dopo il primo oro in combinata della storia azzurra, si festeggia il terzo in superG (due ne vinse Isolde Kostner tra 1996 e 1997), ma il primo di questo gruppo, che nella specialità era arrivato anche a dominare nel circuito maggiore, facendo invece sempre fatica a trovare il podio (Goggia a parte, argento ad Are 2019) nell’ evento più importante.

Tutto spazzato via in un solo giorno. E il trionfo di Marta Bassino, che era una delle principali favorite pur non avendo ancora vinto in Coppa nella disciplina, è un inno alla tecnica, alla purezza dello stile, alla leggerezza della sciata. In un superG ’facile’, con il tracciatore svizzero che non ha osato rischiare penalizzando le brave atlete rossocrociate, Gut e Haehlen in primis, Marta ha saputo vincere nonostante abbia fatto segnare il peggior parziale nel facile tratto iniziale. Poi, però, tra zona del "Tunnel" e ingresso nella foresta, con ampi curvoni ricchi di onde e dossi, il cerbiatto di Borgo San Dalmazzo è stato una piuma sulla Roc de Fer, leggendo al meglio le asperità del terreno e sciando con leggerezza e sensibilità, sempre all’attacco, stringendo poi le linee sul muro finale, dove ha disegnato l’ultimo capolavoro, su un tratto simile più a un "gigantone" veloce. Morale, tempo imbattibile di 1’28“06, ma grande sofferenza almeno fino all’atleta scesa con il n.30, Alice Robinson, perché ovviamente tutte le avversarie sono andate a guadagnare molti centesimi sull’azzurra in alto per poi perdere progressivamente fino al traguardo. Trepidazione, sospiri, sbuffi, Marta, solitamente glaciale, è stata uno spettacolo nel leader corner. Vero, la vittoria è la prima della carriera in superG e arriva in un Mondiale, ma Bassino era tra le principali favorite e proprio in questa stagione ha saputo trovare continuità nella specialità di mezzo tra gigante e discesa.

Tecnicamente non è seconda a nessuno, nemmeno a sua maestà Shiffrin, ieri argento per solli 11 centesimi (dopo il bronzo di Cortina 2021 e l’oro di Are 2019). Il bronzo di Huetter (Austria) e Lie (Norvegia), ex aequo, vale il racconto di una favola, perché trattasi di atlete entrambe martoriate da infortuni, con Cornelia solo al secondo Mondiale dopo Vail 2015, e Kaisa Vickhoff rientrata in questa stagione dall’infortunio grave in Val di Fassa quasi due anni fa. L’Italia è in testa al medaglie con 2 ori in 3 gare, sogna la tripletta sabato in discesa con Goggia o Curtoni e strizza l’occhio al superG maschile odierno (11.30, diretta RaiSport ed Eurosport 1), dove i favoriti sono altri, ma dove Casse e Paris possono provare ad agguantare il podio.

Bassino: "Sono felicissima, ma che ansia vedere tutte le atlete scendere, visto che in alto ho preso tantissimo. E’ stato molto bello l’abbraccio con Shiffrin, davvero carina. La prima vittoria in superG, proprio qui, ai Mondiali, è incredibile. È il coronamento del lavoro e della costanza: ora dovrò riposarmi e poi dovrò preparare al meglio parallelo e gigante". Perché il "Mondiale dell’Italia" non è nemmeno a metà...