Il Brasile balla sulle punte e prega per Pelé

Neymar e Richarlison travolgono la Corea del Sud, O’Rey dall’ospedale prima della partita: "Vi guarderò e farò il tifo per voi"

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di Doriano Rabotti

O’Rey guardava dal suo letto d’ospedale, O’Ney ballava nella festa del Brasile. "Vinceremo per Pelé", avevano detto i ragazzi della Seleçao prima della partita contro la Corea del Sud, cui è capitato il ruolo di intralcio sulla strada di un destino impossibile da contrastare. Perché gli asiatici hanno fatto la loro figura arrivando a giocarsi la seconda fase del mondiale con pieno merito, ma ieri c’erano gruppi che praticano due sport diversi, di fronte.

E rischia di essere così fino alla finale, perché ci sono squadre che giocano anche molto bene a calcio, e poi c’è il Brasile che balla prima e dopo, che vive l’appuntamento con la palla come una festa continua, e anche solo a volerla buttare sul piano tecnico, chi li ferma Neymar (al rientro dopo l’infortunio), Richarlison, Vinicius junior, Raphinha, Paquetà o Casemiro tutti insieme?

Oggi non si vede una diga capace di arginare l’onda divertente e divertita dei verde-oro: sarà anche il mondiale preparato più in fretta della storia da quasi tutte le squadre, ma quando suoni musica di un altro livello non c’è bisogno di provare troppo, per ritrovare l’affiatamento dell’orchestra.

E poi c’era una motivazione speciale, ieri, per i ragazzi di Tite: non quella di portare anche il ct a danzare dopo una rete, quello era anche facile. Ma l’impegno morale e a distanza con il più grande era vento nelle vele, la Corea poteva solo farsi da parte. C’è riuscita subito: sei minuti e 40, e Vinicius Junior aveva già piazzato il primo pallone alle spalle di Kim, non ne erano passati neanche tredici quando il redivivo Neymar aveva già trasformato il rigore procurato da Richarlison stroncando il portiere avversario nella gara di nervi, a passettini piccoli piccoli, ma pesantissimi nella testa dell’avversario.

Era già finita lì, poi Richarlison e Paquetà si sono limitati ad accompagnare l’inevitabile, alla fine è stato giusto che i coreani abbiano segnato il gol della bandiera.

E dal suo letto d’ospedale speriamo che Pelé possa aver sorriso, come prima della partita aveva trovato il modo di affidare ai social il suo messaggio per la nazionale e per tutti coloro che pregano per lui: "Nel 1958, in Svezia, camminavo per le strade pensando di mantenere la promessa fatta a mio padre. So che molti della Nazionale hanno fatto promesse simili e vanno anche alla ricerca del loro primo mondiale. Voglio ispirarvi amici miei. Guarderò la partita da qui all’ospedale e farò il tifo per ognuno di voi. Siamo insieme in questa camminata. Buona fortuna al nostro Brasile!", aveva scritto Edson Arantes do Nascimento dalla sua camera dell’ospedale Albert Einstein di San Paolo dove è ricoverato.

Almeno un sorriso gliel’hanno regalato.