Giovedì 18 Aprile 2024

Ibra, uno scudetto per lasciare in bellezza

"Sono vicino alla linea di porta, e un po’ impaurito. Non ha senso giocare se soffri troppo, ma ora cerco solo di aiutare i miei compagni"

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di Ilaria Checchi

Nella volata finale per lo scudetto il Milan spera di poter contare su uno Zlatan Ibrahimovic sempre più in condizione: nell’ultima sfida contro la Fiorentina lo svedese ha aumentato il suo minutaggio in campo e la sua presenza si è fatta sentire come sempre. Il futuro del numero 11, che potrebbe festeggiare il Tricolore con il Diavolo dopo quello vinto nel 2011, è però ancora incerto: l’ipotesi di appendere le scarpette al chiodo è molto dolorosa, ma a fine stagione Ibra dovrà giocoforza decidere del suo futuro.

L’adrenalina scorre ancora nelle sue vene, ma nel corso di un’intervista rilasciata a Espn, ha ammesso di sapere di essere ormai giunto a un bivio, a 40 anni compiuti lo scorso ottobre: "Sono vicino alla linea di porta. Sono un po’ impaurito, potrei fare molte cose, ma l’adrenalina che ho ora sul campo non so se potrei trovarla altrove. Io sto provando a posporre la linea della porta, giocando e segnando gol".

L’intelligenza e la capacità autocritica di Zlatan, però, lo hanno portato a fare i conti non solo con la carta di identità, ma anche con una forma fisica che in questa stagione l’ha costretto a stare lontano dal manto erboso per diverse partite: "Ovviamente per continuare a giocare devo stare bene fisicamente, devo essere in grado di farlo e potermi divertire giocando. Non ha senso giocare se soffri troppo, è meglio essere realisti e dire a te stesso: è abbastanza. E cominci un nuovo capitolo: ma se sei concentrato su questo non lo sei sul resto e nella mia testa non c’è questo".

Per la prima volta, dunque, lo svedese ha ammesso di soffrire per una condizione che non gli permette di rendere ai massimi livelli, ma la voglia di trascinare ancora il suo Milan è imperante: "Ovviamente sono frustrato perché vorrei essere presente in ogni partita. Io amo giocare e se non posso farlo cerco di aiutare la squadra in un altro modo, dando supporto ai miei compagni".

Emerge dunque l’immagine di un Ibra più "umano", libero di mostrare il suo lato più fragile e le normali incertezze per un futuro che bussa prepotentemente alla porta: tra la pressione per un titolo da conquistare e uno spartiacque ormai imminente, i giorni che sta vivendo Zlatan sono particolarmente duri vista la recente perdita dell’amico fraterno, nonché procuratore, Mino Raiola. Come un leone, a cui gli piace spesso paragonarsi, l’attaccante sta però dimostrando una grande forza d’animo. Nessuna decisione frettolosa, dunque, ma per Zlatan chiudere la carriera sul campo portando nella bacheca di via Aldo Rossi un titolo che manca da più di un decennio sarebbe il modo migliore per congedarsi da assoluto campione e iniziare un nuovo capitolo della propria vita.