Giovedì 25 Aprile 2024

Ibra, un totem dietro la scrivania

Zlatan spera nel recupero per domenica a Napoli: per lui si prospetta un futuro da dirigente accanto a Maldini

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di Giulio Mola

Sfoglia la margherita Zlatan Ibrahimovic. Perché ogni partita sembra essere quella buona per rimettere il piede in campo dopo 40 giorni di stop per l’infiammazione al tendine achilleo destro che lo tormenta dal Milan-Juve del 23 gennaio. Gioca o no a Napoli domenica sera? È il grande dubbio di tutto l’ambiente rossonero, dopo il diffuso ottimismo della scorsa settimana. Resta una domanda cui però è difficile già oggi dare una risposta. Anche se, a voler essere realisti, è davvero complicato ipotizzare un recupero in extremis del totem svedese (inserito nella short list dei vincitori del Gran Galà del Calcio organizzato dall’Aic). Vero, si allena, la situazione va lentamente migliorando, ma non ancora abbastanza per consentirgli di allenarsi col resto del gruppo. Però Zlatan suda in palestra (ieri era in compagnia di Romagnoli, pure a forte rischio per domenica), anche ieri ha svolto lavoro differenziato ma vuole esserci nella sfida che può essere fondamentale nella (rin)corsa scudetto, almeno sedersi in panchina. Ma si sa, se si parla di Ibracadabra la magia arriva quando meno te lo aspetti.

E per lui il futuro, a tutti i livelli, è sempre una grande incognita. Nessuno sa quando tornerà titolare al centro dell’attacco, figuriamoci ipotizzare quel che potrà accadere nella prossima stagione. L’appuntamento per l’eventuale rinnovo è posticipato a primavera inoltrata. Si sussurra che molto dipenderà non solo dalle condizioni fisiche, ma dall’eventuale qualificazione della Svezia ai Mondiali in Qatar, appuntamento cui Ibra non vorrebbe mancare per chiudere nel modo perfetto una carriera straordinaria. Al Milan aspettano di capire, senza mettere fretta al diretto interessato. E usando le parole giuste Paolo Maldini è stato parecchio conciliante prima del derby di Coppa Italia quando gli si chiedevano lumi sul domani dell’attaccante: "Non è detto detto che non possa avere un futuro con noi", la chiara apertura del responsabile dell’area tecnica rossonera.

Perché ad uno come Zlatan non puoi chiudere le porte dello spogliatoio anche se la carta d’identità è un tantino ingiallita, macché. Uno come Zlatan, magari scomodo quando parla (ieri Leonardo gli ha dato dell’ingrato per alcune dichiarazioni sul Psg) è sempre gradito. In campo, in panchina, anche in tribuna. Ecco perché le parole di Maldini possono avere anche un’altra suggestiva interpretazione: il Milan è casa tua, se vuoi puoi restare anche da dirigente, quando avrai appeso le scarpette al chiodo. In realtà non è la prima volta che l’argomento viene toccato: quando a dicembre Milan tv gli domandò cosa ne pensasse del futuro dietro la scrivania, Ibra fu chiaro: "Prima devo giocare il più possibile, poi pensiamo al secondo step. E non mi sento di dire che sono arrivato a questo step, io mi sento ancora il più forte di tutti, posso portare risultati e soddisfare i tifosi". Che lo aspettano a braccia aperte sul rettilineo dello scudetto. Convinti che possa stupire ancora.