Martedì 23 Aprile 2024

Ibra signore del derby. "Scudetto? Si può"

Zlatan, doppietta in 3 minuti e un lavoro enorme: all’Inter non basta Lukaku. I rossoneri battono i cugini dopo 4 anni e sono primi

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di Giulio Mola

Le urla nel silenzio, che squarciano all’imbrunire la quiete di San Siro dopo una battaglia lunga novantasette minuti, sono quelle di Stefano Pioli, Gigio Donnarumma e del giovane Milan. Quello che tenendosi per mano corre gioioso sotto la Sud deserta per un abbraccio virtuale con i grandi assenti, i tifosi, che tre ore prima li avevano scortati in motorino fino allo stadio.

Capovolti i pronostici della vigilia: il derby, dopo oltre quattro anni di sofferenze e delusioni, se lo prende il Milan: 2-1 (in trasferta“) ai “cugini“, quarta vittoria consecutiva in campionato (filotto positivo che si allunga a venti gare) e fuga solitaria in testa alla classifica (non accadeva dalla primavera del 2012). Rossoneri che staccano i nerazzurri di cinque lunghezze, e pure questa è tanta roba visto il gap di qualche mese fa, anche se a parziale giustificazione dell’Inter ci sono le assenze. Poi va rivista la difesa dopo il pomeriggio nerissimo di Kolarov e non solo.

Ma tutto ciò non deve e non può sminuire la prova dei rossoneri, anzi. No signori, non è una meteora di fine estate. Il Milan è veramente forte. Una squadra solida, compatta, ma anche spregiudicata e divertente. Con la “fortuna“ di avere un bomber stagionato ma di quelli buoni, come lo stratosferico Zlatan Ibrahimovic, che dopo aver sconfitto il Covid è stato il vero dominatore del match. Capace di segnare ed emozionare alla veneranda età di 39 anni e quattordici giorni. Decisiva la sua doppietta di ieri (la seconda in campionato) che nel primo quarto d’ora ha messo in ginocchio i rivali. Nonno Zlatan diventa così il più anziano a segnare un derby (battuto il record di Liedholm) ma anche l’uomo simbolo della stracittadina. A fine match sui social ha postato la foto del leone. "Mi sento come un leone, non ho mai avuto paura del Covid - spiega Zlatan -, L’esultanza? C’era qualcuno che canticchiava dal pubblico...". Qualcuno, invece, parla di scudetto: "Secondo me c’è possibilità, sicuro. Uno che crede può fare tutto".

Se Zlatan è stato l’incubo di Kolarov e De Vrji, è giusto evidenziare la bravura di Leao (schierato coraggiosamente da Pioli terzo attaccante a sinistra, splendido l’assist del 2-0), ma pure la gran visione di gioco di Calhanoglu, la fisicità di Kessie. Tutti bravi i rossoneri, esame di maturità superato a pieni voti nonostante le difficoltà incontrate nel primo tempo da Kjaer e Romagnoli (tornato dopo una lunga assenza) per contenere Lukaku (sua la rete nerazzurra su assist di Perisic), Lautaro e soprattutto lo scatenato Hakimi. All’Inter non sono bastate la qualità e il palleggio, forse serviva maggior equilibrio fra i reparti (neppure l’ingresso di Eriksen ha cambiato granché) perché la difesa ha rischiato e subìto troppo.

Risultato a parte, il calcio italiano può essere felice di aver messo in vetrina uno dei derby più divertenti degli ultimi anni, con protagonisti degni di accomodarsi al tavolo dello scudetto. Più spettacolo nel primo tempo, molta tensione e tanto agonismo nella ripresa con le squadre che se le sono date di santa ragione per poi arrivare esauste al triplice fischio di Mariani, il cui arbitraggio all’inglese ha finito per scontentare tutti. Soprattutto i nerazzurri che a un quarto d’ora dal termine si sono visti assegnare un rigore (fallo di Donnarumma su Lukaku) poi tolto dopo rapido check per fuorigioco del belga. Un vero peccato che i tifosi non abbiano potuto far da degna cornice: migliaia di supporter della curva nerazzurra festanti hanno accolto all’ingresso del garage i propri beniamini, i rossoneri hanno festeggiato alla fine...