Ibra part-time, Pogba fa fuori un buon Milan

Rossoneri decimati: Zlatan va vicinissimo al gol, il francese non perdona. Il Manchester United passa a San Siro ed elimina Pioli

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di Giulio Mola

Fuori ma a testa alta. E con qualche rimpianto. Si ferma nella fredda e spettrale notte di San Siro la corsa del Milan in Europa League: ai quarti va il più cinico (ed esperto) Manchester United, che vince di misura (0-1) dopo l’1-1 dell’andata che aveva illuso Donnarumma e soci. Coraggio, orgoglio e ... dna rossonero non sono bastati all’incerottata truppa di Stefano Pioli, ordinata e pericolosa nel primo tempo ma poco lucida e stremata nella seconda parte di gara. E’ mancata la freddezza sottoporta e ancora una volta è stato preso un gol evitabile e forse per questo è difficile accettare un’eliminazione che brucia. Ma tutto è andato contro il Milan. Di fronte comunque c’era una squadra che solo pochi giorni fa aveva fermato il City in un derby senza storia, con un Rashford in più. E poi, dopo la lettura del bollettino di guerra pomeridiano c’era da mettersi le mani nei capelli. Un pezzo dopo l’altro veniva cancellato dalla lista da consegnare all’arbitro: secchiata gelida per Calabria (lesione del menisco mediale, verrà operato oggi in artroscopia), non convocati neppure Rebic (dolenzia all’anca destra), Leao e Romagnoli (problemi muscolari), oltre a Mandzukic e Maldini jr.

Senza attaccanti di ruolo (Ibra in panchina), Pioli si affidava a Castillejo falso nueve (e Kalulu centrale), mentre Solskjaer (privo di Cavani e Martial e altri quattro titolari in panchina) puntava su Greenwood centravanti e una difesa solidissima. Pronti via, e per 10’ era un monologo degli inglesi, aggressivi e alti nel pressing. Il Milan aveva difficoltà nell’uscire palla al piede, anche per l’assenza di punti di riferimento in avanti. Nessun pericolo serio per Donnarumma, i rossoneri si limitavano ad un attento e ordinato contenimento (molto bene Tomori e Kalulu) per poi prendersi ogni tanto qualche confidenza col match. Un timido tentativo di Kessie dalla distanza, una bella incursione di Theo Hernandez e una svirgolata di Calhanoglu in area. La giusta interpretazione del match (a ritmi bassi) che riportava la gara sui binari dell’equilibrio. Finale di tempo col Milan in crescita e molto pericoloso prima in contropiede e poi con Saelemaekers e Krunic. Inoffensivi gli inglesi, Rashford non pervenuto. L’attaccante lasciava il posto a Pogba in avvio di ripresa e al francese (che non giocava dal 6 febbraio) bastavano tre minuti per spaccare il match approfittando di un errore di Meitè. Replicava subito Saelemaekers senza la giusta cattiveria ma si sentiva in area l’assenza di un finalizzatore mentre gli inglesi gestivano il match con Bruno Fernandes che saliva in cattedra. Serviva una scossa nel Milan: entrava finalmente Ibrahimovic (19’) seguito da Ibrahim Diaz e alla prima palla spizzata di testa Zlatan impegnava Henderson. L’unico lampo contro il suo passato, poche ore dopo aver messo in chiaro al canale della federazione svedese le ragioni del suo ritorno in nazionale per le gare contro Georgia e Kosovo (qualificazioni mondiali) ed Estonia (amichevole): “Giocherò perché lo merito, non perché sono Zlatan. Non ho il fisico di 10 o 20 anni fa, ma il mio livello resta alto”. Con i rossoneri in piena lotta per la Champions, l’unico e ultimo fondamentale obiettivo della stagione, o non sappiamo se anche società e tecnico siano altrettanto felici.