Giovedì 18 Aprile 2024

Ibra in gabbia, il Milan affonda nel Porto

Nemmeno l’ingresso di Zlatan cambia l’inerzia di una partita decisa da Luis Diaz nella ripresa, ma c’era un fallo su Bennacer

Migration

di Luca Talotta

Dovevano essere assolutamente tre punti, per mantenere vive le speranze di passaggio del turno. Alla fine il Milan, paradossalmente, porta a casa la peggiore prestazione stagionale in Champions League e torna a casa con le pive nel sacco e un’eliminazione ormai quasi certa, salvo miracoli dell’ultima ora. Il tutto nonostante il ritorno in campo di Ibrahimovic, che gioca mezzora senza mai brillare, dopo aver passato in panchina un tempo e poco più soffrendo nel veder i propri compagni di squadra travolti dalla furia del Porto.

Un primo tempo vissuto in apnea da tutto il Milan, sia dentro che fuori dal campo. Dentro a causa dell’assurda pressione portata dai padroni di casa, capaci di chiudere i rossoneri nella propria area e riaprire il discorso qualificazione a discapito dell’Atletico Madrid; fuori per non poter dare il proprio contributo alla causa, Zlatan Ibrahimovic. Ansioso di poter entrare in campo e arrabbiato nel vedere poca convinzione e decisione da parte dei sui compagni di squadra, sempre in netta difficoltà contro una squadra molto più esperta ma apparsa anche motivata.

E quindi ci sarà ancora da aspettare per poter gustare la prima vittoria in Champions League del nuovo Milan 2.0, a causa soprattutto di una decisione assai discutibile dell’arbitro tedesco Brych, che non sanziona una netta spinta di Tameni su Bennacer in occasione del gol di Diaz. Ma ci sarà da aspettare anche in casa Elliott, dove bisognerà proseguire nel tenere in fresco le bottiglie sperando che da qui a Natale almeno una si possa bere brindando ad un successo europeo.

Ma ci sarà da attendere anche a casa Pioli, con il tecnico emiliano ancora a digiuno di successi in carriera nella fase a gironi di Champions League. La prestazione peggiore delle tre di Champions League, nella gara che tutti davano sulla carta la più alla portata per i rossoneri. Al netto delle tante assenze, di certo ci si sarebbe aspettato molto di più dal Diavolo, che ora si rigetterà anima e cuore nel campionato riprendendo la rincorsa alla capolista Napoli per raggiungere l’obiettivo Scudetto, sicuramente più alla portata di una corsa in Europa.

Il tutto, però, con un Ibrahimovic in più. Che ieri ha potuto ricalcare, alla veneranda età di 40 anni e 16 giorni, i campi della Champions League, competizione che gli mancava addirittura dal 2016. Certo Zlatan non è riuscito ad andare a segno e il "Dragao" rimane ancora lo stadio solo del gol di tacco all’Italia con la sua Svezia all’Europeo del 2004. La rete in Champions League gli manca addirittura dal 6 aprile 2016, quando giocava nel PSG (2-2 contro il Manchester City, Ibrahimovic realizzò il gol del momentaneo 1-1). Ci riproverà contro Atletico Madrid e Liverpool, perché vuole fare suo il record del gol più anziano nella coppa dalle grandi orecchie (attualmente il recordman è Willy Olsen, che nel 1960 segnò all’Ajax con la maglia del Fredrikstad a 39 anni e 218 giorni). Portando, in contemporanea, magari quello Scudetto che dalle parti di Milanello aspettano con ansia ormai da dieci anni.