"Ho dimostrato che non sono figlia di papà"

Erica Cipressa è tornata sul podio dopo il cambio di ct, dal padre Andrea a Cerioni: "Ora la smetteranno di dire cose senza senso"

di Doriano Rabotti

Erica Cipressa è tornata sul podio in Coppa del Mondo, qualche giorno fa nella gara di fioretto di Tauber, a Germania: oro a squadre, bronzo nell’individuale. Un risultato importante, dopo mesi pesanti per la figlia dell’ex ct, sostituito da Stefano Cerioni dopo una lettera di sfiducia ad Andrea Cipressa inviata alla federazione e firmata da tutti i fiorettisti. Tranne lei, ovviamente.

Erica, si può dire che il doppio podio di Tauber chiuda dieci mesi tosti per lei?

"Diciamo che è stato un week end produttivo sia a livello di squadra che individuale. Non chiude niente perché adesso ci aspetta la Corea, nel prossimo fine settimana, poi ci saranno le gare di giugno e spero di meritarmi la chiamata per Europei e Mondiali".

Come si è sentita sul podio?

"Per me è stata una gara importante perché mi ha permesso di riconfermare l’ultimo podio che ormai risaliva al 2019. Confermarsi è già difficile, a distanza di tre anni ancora di più. E poi rincorrevo il risultato anche a livello individuale perché tra pandemia e gare saltate, in questi anni non è stato facile programmare niente".

Lei non era stata neanche fortunata, nei tabelloni individuali di Coppa del Mondo.

"No, perché mi sono trovata di fronte tre volte Alice Volpi, che oggi per me è la migliore al mondo. Prima aveva sempre vinto lei, stavolta sono riuscita a batterla per una stoccata, quella decisiva. Mi rimane l’amaro in bocca per aver perso in semifinale per due stoccate, ma la scherma funziona così".

Il suo obiettivo sono Europei e Mondiali?

"Farò di tutto per essere convocata, ma la concorrenza interna è altissima, finora sul podio siamo salite in sei..."

Come fate a passare dall’individuale, in cui le compagne sono ’nemiche’, alla gara a squadre in cui dovete aiutarvi?

"L’interruttore scatta quando sali in pedana, trovarsi contro una della tua nazionale ha diversi lati negativi. Significa non avere il maestro a bordo pedana, per aiutarti. Nell’individuale devi essere brava a isolare qualsiasi variabile, mettere la testa nello scatolone come si dice. Nella gara a squadre l’obiettivo comune è la medaglia più bella e si crea questa unione che è fondamentale per il benessere del gruppo. Io ormai giro da anni e devo dire che siamo tutte molto professionali, c’è sintonia".

Arriviamo al punto. Come si trova con il nuovo ct Cerioni?

"Avevo già avuto esperienze con lui prima che passasse alla Russia, mi aveva chiamato giovanissima ed erano arrivati bei risultati. Stefano mi ha sempre dato molta fiducia, è un grande maestro e tecnico, e quando mi ha potuto seguire di persona nelle gare individuali ho sempre portato a casa l’assalto. Diciamo che se c’è lui sono tranquilla".

Anche se ha preso il posto di suo padre?

"A me non è piaciuta la modalità brutale con cui si è arrivati al cambio, ma io da questo punto di vista mi sono tolta un peso. Passava sempre il messaggio che ero la figlia del ct, e la vivevo male. Non è stato facile, mi sono sentita spesso penalizzata, la gente parlava tanto per parlare. Come atleta, ora la situazione è più leggera".

E come figlia? In casa parlate di quello che è successo?

"In realtà noi abbiamo sempre parlato di altro, più che di scherma. Ho un maestro, Federica Berton, e un preparatore, Marco Fallerini: ho sempre lavorato così, papà non ha mai messo bocca negli allenamenti. Adesso a maggior ragione lo sento più come una spalla e un supporto, una figura di padre, che per quanto competente non è invadente".

Come è stato tornare in pedana con gli altri, dopo?

"Non nego che sia stato difficile, anche perché alle Olimpiadi ero stata attaccata per la convocazione. Il primo periodo è stato veramente tosto, c’era un clima che non mi piaceva. Il tempo ha aiutato, la maturità e la professionalità anche. Io non ho mai mancato di rispetto a nessuno o avuto atteggiamenti poco piacevoli, l’educazione è sempre la prima cosa".