Giovedì 18 Aprile 2024

Golpe sventato, ma nessuno coglie la lezione

Dal fair play di City e Psg all’esclusione del Milan, dalla Champions dei paperoni ai mondiali in Qatar: Uefa e Fifa da esame di coscienza

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di Corrado Piffanelli

Come tutti i golpe, la Superlega è stata ordita di notte con un tentativo tanto maldestro quanto improvviso: e, come molti blitz alla Borghese, nel giro di poche ore si è sciolto come neve al sole. Tifosi di tutto il mondo hanno esultato, i politici hanno elemosinato consensi, i ricconi antipatici ed arroganti hanno rimediato una clamorosa figuraccia. La sceneggiatura del film non poteva essere più perfetta: ci sono i buoni e i cattivi, c’è il tentativo degli uni di sopraffare gli altri, c’è la levata di scudi generale e alla fine, come nel più classico happy ending il buono vince e il cattivo perde clamorosamente sbeffeggiato dal mondo intero che tira un sospiro di sollievo e festeggia il pericolo scampato.

Di certo la Superlega ha toccato quella parte della nostra emotività che nel cervello sta tra i sentimenti e la religione: suscitando una reazione tanto forte che nemmeno grandi battaglie civili riescono a evocare. Ha anche rappresentato una delle rarissime occasioni di democrazia, in cui i potenti impongono, la gente si oppone e alla fine prevale la maggioranza a furor di popolo. Tutto straordinariamente perfetto nella dinamica, nella caratterizzazione degli attori e dei sentimenti in campo, nell’alternarsi emotivo rapido di sconfitta e vittoria, di rabbia e gioia, di cuore e anima. La Superlega è naufragata ("sospesa" secondo i fondatori), i campionati nazionali non perderanno il loro appeal unico, la Champions resterà più o meno il regno dei sogni per molti paesi anche calcisticamente mediocri, non ci sarà nessun sacrificio ulteriore al dio denaro.

Nell’ondata emotiva che è seguita alla sgangherata e intempestiva rottura dei Dodici sono però sparite le sfumature. Siamo sicuri che tutto il bene stia da una parte e il male dall’altra? In altre parole, che l’Uefa di Aleksander Ceferin o la Fifa del solidale Gianni Infantino interpretino il buono da contrapporre al cattivo: a parte le voci di un aumento dello stipendio dello stesso Ceferin che in piena crisi (stagione 2019-2020) si è portato a 2,19 milioni il proprio salario, con un aumentino di 450 mila euro, vogliamo dire che era giusta l’esclusione del Milan dalle Coppe Europee per violazione del fair play finanziario quando da anni Paris Saint Germain e Manchester City si permettono ingaggi e colpi di mercato ben oltre la nauseante tempesta di soldi della Superlega? Vogliamo credere che la scelta di assegnare i mondiali al Qatar, arrivando perfino a spostare il calendario delle gare di tutti i campionati, costringendo i lavoratori di un intero paese ad una massacrante corsa contro il tempo, sia stata evangelisticamente dettata dal desiderio di portare il grande calcio in tutti gli angoli del mondo. "Il pericolo è passato, ma l’Uefa deve capire che sono i club a prendersi il rischio di tutto il mondo del calcio: e quindi se l’Uefa incassa 10 non può dare ai club 3". Non sono le parole di Florentino Perez o di Andrea Agnelli, ma di Antonio Conte dopo la partita contro lo Spezia di mercoledì sera. Anche lo stipendio del segretario generale dell’Uefa Theodoridis è aumentato nella stessa stagione di 164 mila euro, secondo "Affari e Finanza". In generale l’Uefa nella stessa stagione 2019-2020 ha introitato 3.25 miliardi di ricavi commerciali, distribuendone 2.04 alle squadre della Champions League e trattenendone 295 milioni per costi organizzativi ed amministrativi. La nascita della SuperLega avrebbe spostato altrove ricavi, miliardi, stipendi, fette di potere, visibilità e posti di lavoro: per questo i buoni hanno alzato i toni e alla fine i cattivi hanno perso. Senza che, per ora, i primi sentano minimamente la necessità di migliorarsi.