Venerdì 19 Aprile 2024

Goggia: "L’Italia sarà orgogliosa di noi"

Sofia scelta come prima portabandiera: "Un grande onore, daremo il massimo. E sogno il bis nella coppa del mondo di discesa"

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di Gianmario Bonzi

L’extra stamina è arrivata ieri, sotto forma di incarico come alfiere azzurro ai Giochi invernali di Pechino 2022, prima nello sci alpino dopo Isolde Kostner a Salt Lake City 2002. Ampiamente previsto, ma l’ufficialità è un’altra cosa. Per il resto, Sofia Goggia si presenta ai nastri di partenza della stagione motivata e in forma. Dimenticato l’assurdo e sfortunato incidente di Garmisch-Partenkirchen, che le precluse un Mondiale da dominatrice, Sofia va a caccia di continuità e del bis olimpico in discesa, riuscito solo alla tedesca Seizinger tra 1994 e 1998. E c’è un sogno proibito nel cassetto, chiamato Coppa del Mondo...

Sofia, sensazioni da portabandiera italiana?

"E’ per me un grande orgoglio e mi sento profondamente onorata di aver ricevuto questo incarico dal Presidente del Coni, Giovanni Malagò. Poter rappresentare l’Italia alle Olimpiadi in Cina non solo sugli sci, ma anche in un momento così importante quale la Cerimonia d’Apertura mi inorgoglisce molto. Al pensiero di rappresentare con un solo gesto, quello di portare la bandiera, tutta la nostra Nazione mi si riempie il cuore di gioia e sarò sempre grata per questa enorme opportunità, e anche un po’ emozionata. Mi auguro di riuscire a onorare il tricolore sia in quella occasione che chiaramente tutte le volte che metterò i bastoncini fuori dal cancelletto".

A proposito, oggi si parte, via al gigante alle 10 con la prima manche: come arriva a Sölden?

"In buone condizioni, ho lavorato bene fisicamente e penso di aver fatto molti passi avanti in questa disciplina, che è stata un po’ croce e delizia della mia carriera. Però avendo la possibilità di allenarmi sempre con Marte Bassino, e negli anni scorsi anche con Brignone, penso di essere cresciuta di più quest’estate. Ho sempre detto che il gigante per me è importantissimo: più riesco a essere stabile lì, meglio scio nelle discipline veloci. Non mi aspetto nulla, ma vorrei riuscire a fare le cose buone che faccio in allenamento".

Niente Argentina, ma ghiacciai europei. Pregi e difetti?

"Chiaramente Ushuaia è come un mese di ’ritiro’, sia sportivo che spirituale; sei molto lontano dall’Europa, entri in una routine dove l’allenamento è perfetto perché ti estrani da tutto quel contorno che invece hai a casa. I ghiacciai sono proprio... una colata di ghiaccio, le condizioni dipendono dagli anni e i pendii non cambiano, mentre la morfologia che propone Ushuaia è decisamente più varia e la neve invernale in sé è diversa. Però star qui significa riuscire ad allungare l’estate, fare un raduno in più al mare, intervallare anche meglio la parte atletica".

Nove gare per ogni disciplina. Finalmente?

"Sono contenta che le prove veloci siano state equiparate a quelle tecniche, c’è anche il parallelo che però io non farò, a Lech. Penso che il calendario così possa essere veramente interessante. Il tutto rimescola un po’ le carte, ci sarà una lotta aperta per la generale".

Sembra davvero in forma e serena.

"Sono motivata come al solito, soprattutto più convinta dei miei mezzi, più consapevole di quello che posso fare; inoltre penso di aver accumulato l’esperienza giusta per riuscire a leggere la Coppa del Mondo con la giusta cattiveria agonistica, ma allo stesso tempo tenendo una visione più ‘laica’. L’ultima stagione mi ha dato consapevolezza di quanto posso fare in discesa, ma anche l’idea che il percorso sia ancora lungo: ho tantissimi dettagli su cui voglio lavorare".

Obiettivo principale emulare Katja Seizinger?

"Sarei folle se non provassi anch’io a fare un bel back to back in discesa. Delle piste in Cina al momento non so veramente nulla, saranno eventi alla cieca. Tracciati nuovi per tutti dove solitamente vengono avvantaggiate le atlete che sanno leggere meglio, interpretare e studiare bene. Ne sono convinta".