Martedì 23 Aprile 2024

Gli indignati a intermittenza

Leo Turrini

Domani Milan e Inter si contenderanno la Supercoppa. In Arabia Saudita. Nello stesso deserto si sono appena sfidati Real e Barcellona. Nel frattempo, uno dei calciatori più famosi dell’era post moderna, cioè Cristiano Ronaldo, ha firmato un faraonico contratto con un club saudita. Mentre si mormora che a breve Leo Messi possa compiere scelta analoga. Non più tardi di poche settimane fa, sacrosante lamentele hanno accompagnato lo svolgimento del Mondiale in Qatar, paese non certo esemplare in materia di rispetto dei diritti umani. A distanza di breve tempo, il football italiano ed europeo vende allegramente i suoi eventi all’Arabia Saudita, altra nazione che si faticherebbe a considerare un modello. Nel silenzio più o meno generale. Almeno così par di capire (i sauditi vogliono anche ospitare il Mondiale 2030).

È esattamente questo che non funziona. Mi era già capitato di scriverlo: non ci si può indignare ad intermittenza. La difesa di determinati valori non è un optional. E il discorso si estende a tutte le aree dello show business: sono anni che il Motomondiale debutta in Qatar e la F1 ha scoperto recentemente i circuiti sauditi… Ci sarebbe poi da aggiungere un’altra cosa. È vero, pecunia non olet e bla bla bla. Ma non è necessario essere figli della nostalgia per immaginare un Milan-Inter di Supercoppa a San Siro. Sarebbe stato uno spettacolo alla portata di tanti e non di pochi privilegiati.

Invece si gioca un derby a Riad, come del resto nel 2011 lo si disputò a Pechino (allora andava di moda la Cina, eh). È bello? Anche no. È utile? Per le casse sì.

Eppure, non di soli petrodollari dovrebbe vivere il pallone…