Sabato 20 Aprile 2024

Girmay, un altro record: "E’ per la mia Africa"

Dopo la Gand-Wevelgem, l’eritreo è il primo del suo continente a vincere nella corsa rosa. Sul podio si ferisce un occhio col tappo

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di Angelo Costa

Declinata già in varie nazionalità, l’etichetta di fenomeno viene esibita al Giro in modo inedito: non solo belgi, olandesi e sloveni, ce n’è anche uno che viene dall’Africa nera.

Si chiama Biniam Girmay, è nato in Eritrea e a 22 anni ha iniziato a scrivere la Storia con la maiuscola: primo ciclista del suo continente a vincere una classica (la Gand-Wevelgem, a fine marzo), adesso è anche il primo a fare centro in una grande corsa a tappe.

Giornata bellissima, importante per tutta l’Africa come dice lui, ma senza lieto fine: sul palco delle premiazioni, Girmay si ferisce l’occhio sinistro, colpito dal tappo dello spumante, e finisce al pronto soccorso per le cure del caso. Trascorsa la notte in albergo, stamattina saranno valutare le condizioni.

Fra tappa e tappo, è il giorno di Girmay, strepitoso nella recita finale a Jesi, al termine del viaggio sui muri marchigiani: con un volatone di quasi 400 metri, stronca la rimonta del migliore dei rivali possibili, Van der Poel, dopo aver corso come sempre alla sua ombra. Matato come un toro, l’olandese è il primo a rendere omaggio al rivale, alzando il pollice sul traguardo a riconoscerne il prodigio: di tanti modi di uscirne battuto, il più elegante.

"È una vittoria straordinaria, stupefacente aver fatto centro dopo uno sprint così. Succede quando hai una squadra forte accanto, dove uomini di classifica come Pozzovivo ti tirano la volata", racconta Bini, il ragazzo dell’Asmara cresciuto come altri suoi connazionali nel centro mondiale in Svizzera dove l’Uci alleva i talenti dei Paesi meno organizzati. All’Italia lo lega la scelta delle sue residenze da quando è professionista, prima a Lucca e adesso a San Marino, ma il cuore ovviamente è in patria, dove vivono la moglie Salime e la figlia di un anno, Leila: per loro, dopo esser uscito dalla sua crisalide sulle strade belghe, ha rinunciato a correre il Fiandre, "sono tre mesi che non le vedo, ci rivediamo al Giro", chiarì senza ripensamenti.

Eccolo dunque al Giro, in tutta la sua bellezza, sempre sorridente a partenze e arrivi dove è tra i più applauditi, sempre cattivo in bici quando è ora di giocarsi la tappa. Calciatore mancato, tifoso del Manchester, ha scelto la bici a 12 anni perché nel suo Paese è una delle eredità migliori lasciate dall’Italia coloniale, ispirandosi all’ex iridato Sagan. Secondo al mondiale under 23 in Belgio nello scorso settembre dietro al nostro Baroncini, adesso in Eritrea è considerato un eroe nazionale, una popolarità che spesso lo costringe a camuffarsi con occhiali scuri e cappello per non esserne travolto. Anche per questo predilige il Vecchio Continente, dove un giorno porterà la famiglia, intanto si diverte a scrivere pagine memorabili perché non è solo africano, ma ha anche tanta classe.