Mercoledì 24 Aprile 2024

"Giovani, colti, integrati: l’Italia del futuro"

Baldini e il momento magico dello sport azzurro: "I media hanno scoperto atleti che hanno qualcosa da dire anche fuori dalle gare"

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di Doriano Rabotti

Stefano Baldini è stato un grande campione, ha vinta la Maratona olimpica di Atene e due volte gli Europei. Oggi è un apprezzato commentatore televisivo, l’uomo giusto per chiacchierare del momento magico per l’atletica e per tutto lo sport italiano che non si chiami calcio.

Baldini, sorpreso dal risultato di Crippa?

"Nessuna sorpresa per me. Conosco Yeman fin da ragazzo accompagnandolo in giro per il mondo da direttore tecnico della nazionale giovanile. E il suo allenatore Massimo Pegoretti da quando eravamo atleti della nazionale. Yeman ha sempre avuto l’istinto del vincente, è capace di leggere la gara e gli avversari, doti rare. Si meritano tutto quello che hanno ottenuto finora, solo complimenti".

Ora si parla di fargli fare la maratona: è adatto, è presto?

"E’ pronto, prontissimo. In ottica Parigi 2024, il passo va fatto adesso".

Si rivede un po’ in lui?

"In pista Yeman è decisamente meglio di me, anche sul cross nessun paragone. La strada è tutta da scoprire, e il ragazzo ha tutte le caratteristiche dei campioni, in gara, ma soprattutto in allenamento. Sono contento di avvertire fame verso nuove sfide sportive e traguardi ambiziosi. Bello per l’atletica italiana avere punti di riferimento come lui".

Che bilancio complessivo possiamo trarre dagli Europei di atletica?

"Con una squadra così, medaglie in doppia cifra e podio nella classifica a punti erano da portare a casa. Che questi risultati siano il motore per raccogliere le risorse necessarie a mettere gli atleti nelle condizioni ideali per prepararsi al meglio. Tradotto, ci vuole un budget adeguato e chi dirige deve trovarlo, forte di risultati riconosciuti da tutti".

Che cosa pensa della gestione del caso Jacobs?

"Marcell allenandosi a corrente alternata negli ultimi tre mesi ha vinto gli Europei sui 100 metri, un risultato meraviglioso e dobbiamo dirgli solo grazie".

Tamberi ha dimostrato che anche in uno sport che è soprattutto tecnico-fisico, la forza mentale fa miracoli.

"Come per Jacobs, vale lo stesso discorso: i grandi Campioni riescono a dare il 100% del loro potenziale quando non sono al massimo della forma. E’ una gran fortuna avere in nazionale esempi di questo livello".

Allargando il discorso agli altri sport: nei risultati ci sta andando benissimo, in questi due anni. Sta cambiando qualcosa anche nella considerazione del pubblico, che sembra più attento alle alternative al calcio?

"Penso che i media si siano accorti che c’è uno sport molto spettacolare e proponibile al pubblico fatto di atleti che hanno qualcosa da dire anche oltre la prestazione sportiva. Molti sono laureati, altri studiano pur facendo sport ad alto livello. Questo va sottolineato".

Quanto conta il fatto che i nostri campioni vincenti siano anche ragazzi dalle facce pulite, a volte simbolo dell’integrazione, sicuramente più evoluti sul piano dialettico?

"Conta tantissimo e in atletica in Italia c’è integrazione totale, senza distinzione di colori e provenienza, inventando lo status di equiparato, che da la possibilità a chi non è ancora cittadino italiano, ma ha il desiderio di diventarlo, di arrivare al titolo di Campione Italiano".

Rispetto ai vostri tempi, che pure non sono lontanissimi, c’è l’aspetto dei social che sta cambiando il modo di porsi degli atleti. E’ più una risorsa, anche economica, o rischia di diventare un peso, quando si scatenano gli haters?

"E’ una grande risorsa quando ben utilizzata. Andare sopra le righe, come in ogni cosa della vita, produce effetti che condizionano il quotidiano. La questione è nota e ogni organizzazione sportiva moderna offre ai ragazzi percorsi di formazione adatti a ogni tipologia di personalità, perché ognuno dei nostri atleti, dei nostri ragazzi, è unico".