Giochi preziosi, scuola di vita

Leo Turrini

La prima cosa bella è che al ritorno da Pechino Malagò e gli atleti azzurri restituiranno il tricolore a chi glielo ha consegnato poche settimane fa: al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, uscente e rientrato.

La seconda cosa bella è una indiscrezione riportata dai media internazionali: per non guastare la festa del regime cinese, Putin avrebbe deciso di rimandare la temuta invasione della Ucraina. Offrendo alle speranze di pace qualche giorno in più.

Ecco, al netto delle inevitabili strumentalizzazioni, una Olimpiade non è mai fine a se stessa. L’evento si porta dietro un bagaglio di emozioni e un repertorio di contraddizioni: ma sempre, davanti a tutto, viene lo spirito di chi gareggia, di chi compete. Dirò di più: i Giochi, in ogni angolo del pianeta, racchiudono e raccontano storie meravigliose, storie complicate, storie di famiglia.

Ieri sono salito sull’Appennino reggiano a salutare il mio amico Giuliano Razzoli, slalomista che a 37 anni suonati insegue il sogno romantico di un’altra medaglia, dodici anni dopo l’oro di Vancouver.

Con me c’era anche Ninna Quario. Valorosa campionessa sul finire del Novecento, poi ottima collega tra i…paletti del giornalismo.

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