Giovedì 18 Aprile 2024

"Gimbo e suo papà, sapevo che finiva così"

La mamma racconta la svolta di Tamberi: "Hanno due caratteri difficili, ed è molto dura essere assieme allenatore e genitore"

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di Giuseppe Poli

Le difficoltà nei rapporti con il padre, i traguardi, l’infortunio, la ripresa, l’oro olimpico, ma anche la ruggine nata nel tempo dal confronto tra due forti personalità: Gianmarco Tamberi mercoledì scorso ha fatto la sua scelta tecnica, affidandosi alle cure di Giulio Ciotti, responsabile tecnico salti della nazionale azzurra. E ufficializzando la scelta ha parlato anche del rapporto con il padre e allenatore Marco, giunto al capolinea la scorsa estate per volere del Gimbo nazionale, ma in precedenza una scelta condivisa da entrambi. Sabrina Piastrellini, la mamma di Gianmarco, parla del rapporto del campione con il padre, delle sue difficoltà, che nascono dalle differenze caratteriali, e spiega così la scelta dell’altista anconetano di affidarsi a una guida tecnica che sia soltanto tale, appunto quella di Ciotti, senza quei legami parentali che in passato hanno tolto a Gimbo la serenità necessaria per allenarsi con tutte le sue energie mentali. Mentre sulla questione il padre Marco preferisce trincerarsi dietro un garbato silenzio, "preferisco non rilasciare nessun commento", la madre Sabrina fornisce il proprio punto di vista, di mamma ed ex atleta.

Come aveva accolto la notizia, nello scorso luglio?

"Prima o poi me lo immaginavo, che sarebbe successo. Ma mi è dispiaciuto molto venire a conoscenza dell’interruzione del rapporto tra Gianmarco e Marco. Hanno due caratteri che non vanno proprio d’accordo, entrambi con una personalità ben precisa e delineata. E’ stato un rapporto sempre difficile, il loro, che si è complicato ulteriormente quando il padre è diventato il suo allenatore".

Dal punto di vista sportivo, però, decisamente non ci si può lamentare.

"Il connubio era ottimo e ha funzionato benissimo, visto che il padre è molto bravo e Gianmarco lo è sempre stato altrettanto, nel realizzare quello che Marco negli anni ha messo a punto allenandolo".

Sono problemi che vengono da lontano?

"E’ un rapporto che si deve risanare a livello affettivo. E a livello tecnico l’atleta ha bisogno di sperimentare altre situazioni. Lui ha deciso e io alzo le mani, anche perché su queste cose non ho mai messo bocca".

Gianmarco ha fatto riferimento ai problemi fisici affrontati nel 2022 e alle nuove difficoltà insorte tra lui e il padre. Cos’è successo?

"Il rapporto si è ulteriormente deteriorato per alcune divergenze caratteriali, come dicevo. Rancori, magari risposte sbagliate da parte di Gianmarco, me lo immagino. Di solito cerco di non parlare delle loro cose, ma io e Marco ci siamo separati proprio per delle divergenze di carattere, posso dunque comprendere le difficoltà di mio figlio, ma non discutere sui fatti. Ho proprio un’altra visione riguardo al modo di fare".

Quindi, in un certo senso, condivide la scelta?

"E’ giusto che in questo momento Gianmarco provi a verificare se con un altro allenatore può creare dinamiche diverse. Quello con Marco era un rapporto rovinato da rancori ed emotività. Quando ci sono emozioni e sentimenti, quelli tra un genitore e un figlio, poi il rapporto tecnico e sportivo finisce. Serve la testa libera, per affrontare quello che affronta ogni giorno Gianmarco, e la sua testa non era più libera. L’influenza dei sentimenti e del legame genitoriale era troppo importante".

Ma in passato aveva funzionato, però.

"All’inizio della carriera di uno sportivo il fatto di essere seguito da un genitore può essere un aspetto anche molto positivo, ma questo succede solo quando si è giovani. Quando l’atleta diventa maturo ha bisogno di un rapporto di un altro tipo, con il proprio allenatore. Ed è ciò che ha portato Gianmarco a scegliere".