Giovedì 18 Aprile 2024

Gigi, Valentino e le leggende all’ultimo giro

L’ossessione Champions per Buffon, il decimo titolo per Rossi, la fame di Ibra, i ritorni di Federer e Alonso: un anno per stupire ancora

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di Leo Turrini

Nella scena finale del quinto capitolo della celebre saga cinematografica, Rocky Balboa grida a un rivale di strada l’estrema verità: non ho sentito la campana dell’ultimo round, sono ancora in piedi...

La campana della resa definitiva: sono tanti gli assi dello sport che nell’appena inaugurato 2021 rischiano di avvertirne il cupo rimbombo. E faranno di tutto, c’è da scommetterci!, per tapparsi le orecchie.

IN CAMPO. Simbolicamente, partirò da Gigi Buffon. Più vicino ai cinquanta che ai trenta, l’inossidabile portierone sta ancora lì, tra i pali. In carriera ha vinto tutto, Mondiale compreso. Con la sola, ruvida eccezione della Champions bianconera. Probabilmente l’unico motivo per cui Buffon, a dispetto della inevitabile artrite, continua ad esibirsi in area di rigore.

SUL PALCO. E che dire di Ibra? È talmente bravo da aver convinto i contemporanei a prendere sul serio le sue smargiassate in stile divinità pagana. Si spera per lui ci sia, nell’esercizio declamatorio, una sana dose di autoironia (ma non è detto). Di sicuro, Zlatan fa ancora in tempo a vincere l’ennesimo scudetto, con il Milan. Come tale legittima ambizione possa conciliarsi con la annunciata partecipazione multipla (cinque serate) al Festival di Sanremo, beh, è una cosa che solo il Dio del calcio potrebbe, forse, spiegare.

IN AUTO. Ormai in Formula Uno pullulano i piloti baby (Verstappen, Leclerc, Norris, Russell, presto anche Schumi 2), sebbene a vincere sia sempre Lewis Hamilton.

È curioso prendere atto di un gesto in controtendenza: a 40 anni, con la Alpine Renault Fernando Alonso torna in pista, dopo un lungo stop. Anche lo spagnolo non vuole sentire l’ultima campana. Immaginarlo ancora competitivo è una suggestione intrigante. Mai dire mai.

IN MOTO. Mai dire mai, appunto. Valentino Rossi era già una super star quando le Torri Gemelle di New York stavano ancora in piedi. Roba di inizio millennio.

C’è qualcosa di romantico, nella ostinazione con la quale Vale rifiuta l’ultima campana. Lo vedremo gareggiare per un altro team, sia pure con la stessa Yamaha. Fa ancora in tempo a dimostrare che è invecchiato meglio lui dei suoi tifosi. Anche se non sarà semplice.

IN BICI. Non ci fosse stato lui, per anni!, il ciclismo italiano sarebbe campato sulle memorie tragiche di Marco Pantani e sul ricordo delle imprese mitiche di Felice Gimondi. Invece e per fortuna, Vincenzo Nibali ha collezionato la maglia rosa del Giro, la maglia gialla del Tour, la maglia amarillo della Vuelta.

Ora non pochi sospettano che il siciliano stia pedalando sul viale del tramonto. Eppure, c’è dietro l’angolo una strada, quella della Olimpiade di Tokyo, che potrebbe adattarsi benissimo all’estro residuo di Nibali. Tra l’altro, Vincenzo ha anche un conto da saldare con la storia: nel 2016 a Rio fu una caduta in discesa a negargli un oro ai Giochi quasi certo.

L’IMMORTALE. Chiudo con Highlander. Esiste un futuro per Roger Federer, l’Immortale del tennis?

Dleng dleng. Chi ha sentito la campana?