Venerdì 19 Aprile 2024

Giacomo Agostini, campione a 80 anni: "Vado ancora in moto a 250 all'ora"

Il fuoriclasse di motociclismo: "Da Rossi a Marquez volevano battere i miei record. Ma non ci sono riusciti, li tengo stretti"

Giacomo Agostini, 80 anni domani

Giacomo Agostini, 80 anni domani

Quindici titoli mondiali, 123 vittorie e domani... 80 anni. Giacomo Agostini però sorride come un ragazzino. Perché in fondo, la sua è tutt’altro che una vita da nonnetto. Macchè. "Guardi che anche ieri, sì, proprio ieri – rivela con orgoglio – ero in moto a 250 all’ora. Staccate, curve, tempi da migliorare...".

Ma per favore, prende in giro?

"No, no. È la verità, anche se..."

Anche se?

"Mille volte mi dico e mi sono detto: ma che faccio? Andare in moto è pericoloso per uno della mia età. Così mi prometto di spegnere il motore, scendere, di prendere il casco, appenderlo e... Due giorni dopo sono di nuovo in pista".

Ora la verità: quanto le pesano le 80 candeline da soffiare domani?

"Primo, sono felice. Molto felice, perché ci sono arrivato. Tanti dei miei amici o persone che conoscevo si sono fermati prima, quindi io ringrazio Dio di essere qui a parlare dei miei 80 anni".

Secondo?

"Un pochino di paura tutti questi anni me la fanno. E sa perché?".

Dica.

"Tutta colpa di un mio amico che... porca miseria, mi ha regalato il metro. È stato un regalo... crudele. Ok, ci abbiamo riso sopra, ma alla fine quell’aggeggio dice maledettamente la verità. Insomma, quando scorri il metro vedi che il 30, il 40 e il 50 sono delle belle tappe, non pensi a come corre il tempo e rimane ancora tanto da scalare... Oggi invece ho guardato dov’è l’ 80 e... mannaggia mi rimane davvero poco. Anche se poi tutto questo lo decide soltanto Dio, non noi".

Proviamo ad andare oltre e intaccare la parte di metro, quella oltre il numero 80?

"Io credo e ho voglia di fare ancora tante cose. Sono felice perché sono arrivato a questa età in salute, giro il mondo, mi diverto".

Ha corso, ha rischiato, ha vinto tanto: che ricordi si porta dietro dei tanti, come Pasolini o Saarinen regalavano emozioni come lei e poi il destino...

"Sono stato più fortunato di loro e di tutti coloro che in questo sport hanno perso la vita. Sono stato fortunato, lo ammetto e ringrazio Dio perché mi ha fatto arrivare a raccontare un passato e una carriera straordinari".

L’argomento ci porta ad aprire una finestra su quanto è accaduto al TT dell’Isola di Man, in queste settimane: perché continuare a morire così?

"Guardi al Tourist Trophy ci vado sempre e c’ero anche qualche giorno fa. Ho rivisto le strade, ho contato i morti e mi sono chiesto: anche io correvo qui? Sì, ci correvo e c’ho vinto dieci volte. Ero giovane, poi sono cresciuto e ho iniziato a vedere i rischi e un giorno dissi basta. Lo ripeto, ero giovane e quando ami questo sport e hai voglia di correre ti sembra quasi di non rischiare la pelle. Quasi...".

Agostini, le foto più belle dei suoi 80 anni quante sono?

"La invito a casa mia e insieme riapriamo i miei scatoloni. Le dico: si prenda del tempo perché una giornata non basta. Forse neanche due".

La volta che ha pianto?

"Forse coincide con il ricordo più bello della mia carriera".

Quale?

"Quando ho vinto il Mondiale nella gara di casa mia, a Monza. C’erano 130mila spettatori, un clima pazzesco, straordinario. Vinsi, ma c’era così tanta confusione che andai via di corsa convinto che il titolo non fosse stato ancora assegnato... Me ne accorsi il lunedì mattina: ero io il campione del Mondo e lo ero diventato proprio a Monza, sulla mia pista. Mi venne da piangere, mi commossi, è la verità. Fu una gioia incredibile".

C’è Pelè nel calcio e Agostini nel motociclismo: il paragone è netto e inattaccabile. Le piace?

"A me piace soprattutto aver capito che in tutti questi anni ho dato qualcosa alla gente. Ho dato a tutti gioia e regalare gioia è sicuramente la cosa più bella che un uomo, prima ancora che un campione, possa donare a chi gli sta vicino".

Dagli autografi degli anni in bianco e nero, ai selfie degli smartphone ipertecnologici di oggi: al centro sempre, lei, Agostini.

"È Incredibile, vero? Ma è così e mi piace da impazzire. Quando arrivo a una gara o un cinema, ci sono i miei coetanei che mi ricordano in pista, i loro figli che vogliono abbracciarmi e poi... sì anche i più giovani, magari i nipotini che in qualche modo sanno chi è stato Agostini e mi circondano".

Possiamo dirlo? Tutto questo anche alla faccia di quei ’ragazzini’ come Rossi e Marquez?

"Beh, parliamo di piloti straordinari. Però vorrei ricordare loro una cosa".

Che cosa?

"Che tutti, compreso quel Doohan di qualche anno fa, volevano battere il mio record. Tutti ci sono andati vicini. Tutti ci sono andati a un passo, ma alla fine i record me li sono tenuti e continuo a tenermeli io, Giacomo Agostini".