Mercoledì 24 Aprile 2024

Garozzo non ripete, niente bis per gli ori di Rio

Come Diana Bacosi anche il nostro fiorettista non riesce ad eguagliare se stesso: ko in finale contro Cheung

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Niente, Paganini non ripete. Bis vietato, agli eroi azzurri di Rio non spetta il diritto alla replica. Quasi una maledizione!

Dopo Diana Bacosi, anche Daniele Garozzo vede svanire sul più bello l’emozione grandiosa. Nel fioretto individuale, il campione del 2016 era lanciatissimo. Aveva scampato la trappola di un malanno muscolare, in un tormentato duello con un francese tostissimo. E in giro non si materializzavano più nemici all’altezza del talento dell’italiano.

Adesso porta pazienza, amico che leggi. Magari non ti interessano i grandi affari della politica globale, però forse avrai orecchiato qualcosa sulle drammatiche vicende di Hong Kong, ex protettorato di Sua Maestà Britannica, finito tra le fauci dei comunisti di Pechino.

Bene, per il momento Hong Kong conserva ancora lo status dell’indipendenza, almeno in ambito Cio, anche se politicamente non è più così (chiedere ai dissidenti in prigione, please).

Ecco, da lì sbuca lo spadaccino arrivato a sgonfiare il palloncino dorato di Garozzo. Fin a quel momento bravissimo, il campione uscente si è ritrovato a pagare pegno a tale Cheung. Signor fiorettista, per carità. Ma, sulla carta, inferiore al nostro eroe.

Solo che. Solo che, a dispetto di una partenza lampo (4-1), Garozzo si è piantato. Non stava bene e si vedeva, il malanno alla coscia sinistra lo condizionava. La cavalcata trionfale, molto presunta, si è trasformata in una agonia. Cheung non lo sa, io immagino che dalla prossima Olimpiade gareggerà sotto la bandiera della Cina comunista e immagino anche che Garozzo, sano, a Parigi 2024 lo batterà. Ma intanto ha vinto lui.

Chiudo segnalando che per la prima volta dopo un sacco di tempo la scherma non porta al bilancio Coni un oro in prove individuali. Ma quella di Garozzo è la medaglia numero 127 (centoventisette) che questo sport meraviglioso assicura all’Italia.

Peccato non aver valutato la variabile Hong Kong.

Leo Turrini