Venerdì 19 Aprile 2024

Formula 1 Gp Abu Dhabi 2018, Bottas il più veloce nelle seconde libere

Le Red Bull davanti nella prima sessione

F1 Gp Abu Dhabi, Valtteri Bottas (Ansa)

F1 Gp Abu Dhabi, Valtteri Bottas (Ansa)

Yas Marina, 23 novembre 2108 - E' Valtteri Bottas (Mercedes) il più veloce (in 1'37''236) della seconda sessione delle prove libere del Gran Premio di Abu Dhabi, capitolo finale del Mondiale 2018 di Formula 1 già vinto da Lewis Hamilton e dalla Mercedes. Alle sue spalle le Red Bull di Max Verstappen (+0.044) e Daniel Ricciardo (+0.192). Quarta posizione per Lewis Hamilton (+0.207). Quinta e sesta le Ferrari, con Kimi Raikkonen (+0.225) davanti a Sebastian Vettel (+0.333) come nella prima sessione. Grosjean, Hulkenberg, Magnussen e Ocon completano le prime 10 posizioni.

LE LIBERE 1 - Nella prima sessione Red Bull davanti a tutti. Il più veloce è stato Max Verstappen che ha fermato il cronometro sull'1'38"491, precedendo il compagno di team Daniel Ricciardo (+0.454) e le Mercedes di Bottas e (+0.961) e Hamilton (+1.052). Esteban Ocon (Force India) è quinto, sesto Kevin Magnussen (Haas). Lontano dalle prime posizione le Ferrari. Settimo Kimi Raikkonen che chiude con un ritardo di 1.926 e precede il compagno di team, Sebastian Vettel (+1.962). Completano la top ten Carlos Sainz (Renault) e Roman Grosjean (Haas). Diciannovesimo Fernando Alonso (McLaren), dietro di lui Robert Kubica (Williams). 

Rivivi la diretta testuale

IL PUNTO di LEO TURRINI -  KR7, L'ULTIMO GIRO DI UN FERRARISTA VERO

KR7 passa e chiude. Ad Abu Dhabi, da oggi, con le prove libere, è iniziato l’ultimo atto della lunga e bella storia che ha legato Kimi Raikkonen alla Ferrari. Otto anni divisi in due rate. Da domenica sera, il Santo Bevitore finlandese sarà, a tutti gli effetti, un uomo Alfa Sauber, il team che lo ha scelto per le prossime due stagioni. Ricordo ancora il primo incontro. Era l’alba del 2001 e un ragazzo biondino discuteva animatamente, a Melbourne, con gli addetti all’ingresso ai box. Casualmente passavo di lì. Il giovanotto aveva dimenticato il pass e gli inflessibili marshall non gli davano strada. Ma sono il nuovo pilota della Sauber!, insisteva a dire. Ovviamente era vero, ovviamente raccontai la storiella su queste colonne e conclusi scrivendo: chissà se sentiremo ancora parlare di questo Kimi Raikkonen…

EH, se ne abbiamo sentito parlare! Ultimo campione del mondo con la Ferrari, nel 2007. Ultimo iridato a squadre, con la Rossa, nel 2008. Poi frettolosamente giubilato per far posto ad Alonso. E lui zitto: il mutismo appartiene al Dna di KR7, infatti quando parla (quasi mai) dice sempre cose intelligenti. Si prese due anni sabbatici, andò a divertirsi con i rally, quindi al rientro con la Lotus andava talmente forte che Montezemolo, uomo pragmatico, se lo riportò a Maranello. Una storia rara, praticamente unica, accompagnata dall’affetto di tifosi che, meglio degli esperti, hanno compreso il valore del personaggio. Mai ruffiano. Mai banale. Mai sleale. Mai cattivo. La sua autobiografia è un delirio di curiose stranezze. Solo che quelli strani in negativo sono i mediocri, mica lui. Per capirci. Certamente Raikkonen è stato, con Alonso, Hamilton e Vettel, tra i protagonisti più brillanti del dopo Schumacher. Non a caso Michael suggerì il nome del taciturno nordico per la successione! Ma la sua grandezza, paradossalmente, non risiede nei risultati, che pure ha ottenuto (sono solo nove i bipedi che possono proclamare di aver vinto il mondiale con la Ferrari, Kimi è uno di quei nove, punto e fine delle trasmissioni).

E SI PUÒ tranquillamente sostenere che nella sua seconda vita di Rosso vestito, inaugurata nel 2014, non aveva più la freschezza mostrata nel periodo inaugurale (2007-2009): non c’è nulla di male nell’accettare la legge del tempo. No. A rendere prezioso KR7 è stato quel sentimento, non ostentato ma praticato, nei confronti del Cavallino. Mai una polemica nei confronti della Scuderia. Una adesione convinta alla Causa. Chi lavorava con lui e per lui lo ha compreso, non per niente da Jean Todt a Stefano Domenicali fino a Maurizio Arrivabene l’ammirazione per il Santo Bevitore è stata costante. In breve: Raikkonen è un ferrarista ‘dentro’ e il boato di entusiasmo che ha accompagnato la sua recente pole a Monza non era dovuto solo all’impresa in sé, mai nella storia della Formula Uno un pilota era stato tanto veloce sul giro secco e lui era ed è ancora il più vecchio in pista. In quella gioia collettiva, c’era un riconoscimento: di una identità umana e professionale non imitabile.

LO SCRIVO? Lo scrivo, insieme agli auguri per il successore Carletto Leclerc, che comunque è bravissimo. Non sarà la Ferrari a mancare al mio amico Kimi Raikkonen. Sarà KR7 a mancare alla Ferrari.