Formula 1, la Ferrari a Melbourne (Lapresse)
Melbourne, 24 marzo 2018 - Un'avventura lunga otto mesi. Dal 25 marzo al 25 novembre. In totale, 21 gran premi. Dai parchi dell’Australia alle dune degli emirati arabi, passando per il Nord America, l’Asia e l’Europa. Se non altro, la Formula 1 conferma la sua identità di evento globale. E’ per questo che il colosso Usa ha speso miliardi di dollari per acquistare il giocattolo da Bernie Ecclestone. Con le Olimpiadi e con i mondiali di calcio, il mondiale di Formula Uno vanta un appeal planetario sconosciuto a tutti gli altri appuntamenti dello show business. Naturalmente, non mancano problemi e complessità. Negli ultimi dieci anni della sua storica dittatura, Ecclestone non aveva nemmeno lontanamente intuito la portata della rivoluzione digitale, con i suoi effetti, per belli o brutti che siano, sulle abitudini del cliente/consumatore. Ora Liberty Media si apre al mondo dei social, progetta iniziative legate allo streaming eccetera: dirà il tempo se esistono margini di recupero soprattutto nei confronti delle fasce più giovani. Tra i teen ager la popolarità dell’automobilismo è in declino.
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Tornando al calendario, dopo oltre vent’anni esce di scena la Malesia ed è un peccato, perché nella terra di Sandokan abbiamo spesso assistito a corse bellissime, spesso rese imprevedibili dagli sconquassi del meteo. Rientrano nel giro, invece, Francia e Germania ed è una buona cosa, perché era assurdo che le culle dell’automobilismo, ovviamente insieme all’Italia (a Monza si gareggia il 2 settembre) fossero rimaste senza Gran Premio. Da segnalare che l’estate sarà intensissima, quasi una alternativa ai mondiali di calcio in Russia. Per la prima volta tre Gran Premi saranno disputati in successione, senza pause. Il 24 giugno si correrà al Paul Ricard, in Francia. L’1 luglio a Zeltweg, in Austria. E l’8 luglio a Silverstone, in Inghilterra. E da quest’anno partenze posticipate di un’ora e dieci minuti: un po’ di suspense in più e uno spazio maggiore per il pre-show annunciato da Liberty Media come "indennizzo" per l’addio alle ombrelline.