Domenicali: "Tifavo Villeneuve, Imola nel cuore"

Il Ceo della Formula Uno ed ex team principal Ferrari stravede per il Gp di casa: "Qui per un pilota è come l’esame di laurea"

Stefano Domenicali

Stefano Domenicali

Nel suo caso, ha di sicuro ragione Antonello Venditti. "Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano". Vale sicuramente per Stefano Domenicali. Imolese doc, a lungo dirigente Ferrari, poi gran capo della Lamborghini, oggi è il successore di Bernie Ecclestone ai vertici della Formula Uno. Ed è toccato proprio lui riportare il Gran Premio a casa, in tutti i sensi. A Imola.

"Sono molto orgoglioso delle mie origini – dice il manager italiano –. Senza finzioni, io sono uno cresciuto a pane e motori, davvero".

Imola per noi...

"Eh, mi è capitato spesso di rievocare le emozioni della adolescenza! Ero un ragazzo e scavalcavo le reti di notte per non perdermi nemmeno un giro della Rossa di Gilles Villeneuve, il mio idolo".

È passata una vita.

"Sì, ma la passione è rimasta intatta, anche se oggi vivo il Gran Premio da un ruolo diverso. Voglio dire, dentro sono restato il monello di allora".

Un monello che ha riportato la Formula Uno a Imola.

"Si è presentata l’occasione, quando la pandemia ha reso necessaria la ristrutturazione del calendario. È stata una scelta di cuore, ma anche razionale".

Premiata dall’apprezzamento dei piloti.

"Mi ha fatto piacere il loro entusiasmo per il circuito, quando siamo tornati lo scorso autunno. Imola è sempre un esame di laurea, per chi guida una monoposto".

Peccato per gli spalti chiusi.

"Eh, è un dispiacere ma conosciamo tutti la situazione. Correre senza pubblico non è il massimo. L’obiettivo è riconquistare la normalità, un passo alla volta. Posso aggiungere una cosa?"

Anche due, caro Stefano.

"Sono contento che il Gran Premio dell’Emilia Romagna stavolta si chiami anche Gran Premio del Made in Italy. Io credo molto nella valorizzazione delle nostre eccellenze e quella che chiamiamo Motor Valley certamente lo è. Il Made in Italy non deve essere una contemplazione del passato meraviglioso, ma è un invito a proiettare la tradizione nel futuro, attraverso l’innovazione. E questo è il DNA della Formula Uno".

Come sta di salute il Circo a quattro ruote?

"Il presente è sfidante. Viviamo un tempo in cui abitudini ed esigenze mutano a velocità vorticosa. Come Formula Uno non siamo spaventati. Pensiamo a soluzioni originali, a sperimentazioni credibili. Pensiamo a carburanti non inquinanti e studiamo mini gare da cento chilometri al posto delle qualifiche al sabato. Carne al fuoco ne abbiamo tanta. Io sono convinto che i Gran Premi manterranno il loro fascino, adeguandosi ai cambiamenti".

C’è chi dice che la F1 non piaccia più ai giovani, che sia un relitto del passato.

"Non è vero e gli ottimi numeri del debutto stagionale nel Bahrain lo dimostrano. A Imola faremo ancora meglio".

Hamilton o Verstappen?

"La Ferrari!"

Mi sa che non ci siano le condizioni per una impresa Rossa.

"Conosco la situazione, so che la bacchetta magica in F1 nessuno ce l’ha. Ma io parlo da tifoso, sono sempre l’adolescente che scavalcava le reti per andare a vedere Villeneuve. E poi al muretto Rosso a Imola ho spesso visto vincere Schumi! Come faccio a non augurarmi una grande gara di Leclerc e di Sainz?".

La vedo dura, caro Stefano.

"Mai dire mai, amico mio".