Martedì 16 Aprile 2024

Forever young: Ranieri debutta a 70 anni

Il sor Claudio riparte dalla Premier e dal Watford: oggi contro Klopp. E mercoledì fa cifra tonda: "Io allenerei anche fino agli 80"

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Paolo Franci

Un quasi settantenne in panchina l’abbiamo visto anche in Nazionale. E come è finita è ancora una cicatrice dolorosa. Però, a differenza di Gian Piero Ventura, alla fine consumato dalla inevitabile pressione della maglia azzurra, Claudio Ranieri è una specie di Benjamin Button che più allena e più ringiovanisce. Un suo ex giocatore ci ha rivelato tempo fa, raccontandone l’entusiasmo: "Il Mister è un ragazzo prigioniero nel corpo di un uomo maturo".

Quel ragazzo oggi se la vedrà col lupo cattivo. Anzi, col Lupo Rosso, perchè in questa ennesima rinascita dovrà incrociare i propri destini con quelli di Jurgen Klopp al Vicarage Road (alle 13,30) la tana del Watford della famiglia Pozzo, quindicesimo e in difficoltà al punto da cacciare Xisco Munoz per affidarsi all’ultimo Re d’Inghilterra, King Claudio, l’uomo della leggendaria impresa Leicester. Con quella sua aria apparentemente pacata di chi ha il fuoco dentro e ha imparato a tenerlo nascosto dietro l’indiscutibile aplomb, Ranieri non sta letteralmente nella pelle: "Sono felice di essere tornato in Inghilterra. La Premier League mi ha sempre affascinato, Non ho certo intenzione di smettere, anzi, magari arrivo a 80 anni perché amo questo mestiere". Poi, quel suo essere figlio del Ponentino e di quel modo tutto romano di sdrammatizzare (anche) le cose del pallone: "Una pizza per tutti se non prendo gol col Liverpool? - dice in conferenza stampa prima del match con i Reds - Noooo! Troppo poco! Se ci riesco pago una cena a tutti!".

D’altra parte, King Claudio raramente ne sbaglia una. Dopo il Leicester ha fatto bene al Nantes, poi ha steccato al Fulham preso all’ultimo posto e disperato come l’impresa che ha dovuto affrontare il tecnico romano. E, ancora, il ritorno alla Roma, dove nel 2010, non ci fossero stati Cassano e Pazzini e quell’incredibile sconfitta con la Samp all’Olimpico, avrebbe alzato lo scudetto in faccia a Mou dopo aver preso la Roma in corsa dall’esonerato Spalletti. Ci fosse riuscito, sarebbe stata impresa tipo quella del Leicester, considerando quanto a Roma non si vinca mai. Bello, bellissimo il giorno del secondo adieu all’Olimpico dopo aver sfiorato la Champions, pieno di lacrime ed emozione senza freni. Poi, la Samp. E anche qui fa miracoli perchè prima la salva e l’anno dopo la porta lassù, fino al nono posto. E se ne va, perchè con Ferrero non è che si possa ragionare troppo al momento del rinnovo. E allora pensione, parco e molliche per i piccioni? Ma va. King Claudio se ne sta lì che frigge, rappresentate dell’etnia speciale di quegli allenatori diversamente anziani. Come lui - anzi peggio di lui perchè Claudio è del ’51 e mercoledì prossimo spegne 70 candeline e Zdenek del ’47 - Zeman che a 74 anni allena il Foggia. In Serie A o in Nazionale, sull’orlo dei settant’anni o anche oltre anno allenato mostri sacri del pallone come Nils Liedholm. E poi Vittorio Russo o Edy Reja, quanti ne abbiamo visti? Da Perotti a Cesare Maldini, da Mazzone a zio Vuja Boskov fino a Bruno Bolchi. King Claudio però, è l’eroe dei due mondi, unico tecnico ad aver giocato tutti i derby qui da noi e certo non fortunatissimo prima della grande impresa del Leicester. Ha allenato Valencia, Atletico Madrid, Chelsea, Monaco sempre un attimo prima che arrivassero soldi, giocatoroni e gloria. E nonostante questo, ha fatto grandi, grandissime cose in proporzione alle possibilità. Ai tempi dei Blues, un giorno sottolineò come l’Arsenal avesse "un budget per il settore giovanile superiore a quello che ho io per il Chelsea in Premier...". Poi arriva Abramovic, spende, Claudio arriva in finale di FA Cup e si qualifica per la Champions, ma non basta, perchè dietro l’angolo c’è Mourinho. Quest però, è un’altra storia e oggi ne inizia una nuova, bellissima. In bocca al lupo, King Claudio.