Venerdì 19 Aprile 2024

Fifa, quei diritti in fuorigioco

Paolo Franci

E sempre in fila per tre marciate tutti con me, e ricordatevi i libri di storia, noi siamo i buoni, perciò abbiamo sempre ragione, e andiamo dritti verso la gloria". Nel leggere le raccomandazioni della Fifa alle federazioni che disputeranno il Mondiale, viene in mente la marcetta ironica di Edoardo Bennato - ’In fila per tre’, il brano - sul potere dell’omologazione controllata dal potere, se si perdona il gioco di parole. E cioè, in sintesi, chiede la Fifa: "Pensate solo al pallone". Cioè si dovrà ignorare che in Qatar ci siano tematiche scottanti come le leggi sull’omosessualità. E poi, per favore, l’angoscia per la guerra in Ucraina lasciamola fuori. "Non lasciate che il calcio venga trascinato in ogni battaglia ideologica o politic. Alla Fifa proviamo a rispettare tutte le opinioni e convinzioni, senza impartire lezioni morali al mondo", scrive la Fifa. Si può essere d’accordo, pensando allo sport lontano dalle oscenità del mondo. Oppure si può scegliere la via dell’impegno, a patto che - diamine! - vi sia coerenza. Cosa devono fare gli atleti? Impegnarsi o no? Chiediamo loro di essere attivi sui temi brucianti dell’umanità, dalla violenza al razzismo, vogliamo che non siano solo ricchi e viziati, ma pronti a impugnare bandiere anche quando i temi sono complicati. Poi però, clic. Si pigia sull’interruttore, chinate la testa e guardate solo al pallone. Diamoci una regolata: li vogliamo impegnati o no? Sensibili o no? Oppure li vogliamo lì "a fare la fila per tre, risponder sempre di sì e quando arriva il direttore, tutti in piedi e battete le mani"?