Vanessa Ferrari da Gp, va in finale meglio della Biles

Vanessa incanta sulle note di Bocelli: conquista il diritto a giocarsi il titolo e soprattutto lo fa con un punteggio più alto della storica rivale

Vanessa Ferrari (Ansa)

Vanessa Ferrari (Ansa)

Tokyo, 26 luglio 2021 - "Io non so parlar d’amore l’emozione non ha voce. E mi manca un po’ il respiro, se ci sei c’è troppa luce... ". Lo so, lo so. I versi di cui sopra li scrisse il mio amico Mogol per Celentano. E invece Vanessa Ferrari si è qualificata per le finali della ginnastica esibendosi sulle note di "Con te partirò" di Andrea Bocelli. Battendo, per ora, persino la leggenda americana Simone Biles! La frase. "Adesso non farò calcoli, proprio no. Magari rischio di finire ottava, però mi prenderò tutti i rischi. Ho dimostrato che l’età non può e non deve essere un limite. Sono felice, anche per le mie compagne di squadra, sono state bravissime". Davvero, le parole giuste le ha trovate lei. Vanessa, la Ferrari dei sogni.

L’emozione. Ma c’era quell’incanto, nella spettacolare manifestazione di talento della trentenne bresciana, c’era quell’incanto, dicevo, che ti toglie il fiato e la favella. La Grazia non può essere raccontata. Va soltanto ammirata.

Soprattutto quando dentro un esercizio a corpo libero ci sta chiusa la poesia di una esistenza che troppo spesso si è trasformata in prosa, la prosa di un cumulo di dolori e di sofferenze persino angoscianti nella memoria. Dicono gli esperti di ginnastica artistica che Vanessa Ferrari è una delle più grandi di sempre, nel suo ambiente, nel suo sport, nel suo universo. Vinse un titolo mondiale ragazzina, nel 2006. Era una adolescente che volava in pedana con la leggerezza esile di una farfalla. E forse non aveva messo in conto la crudeltà del destino.

Giusto per capirci. È incredibile che una campionessa tanto speciale non abbia mai conquistato una medaglia olimpica. Anzi, più che incredibile è terribilmente ingiusto. Perché il Fato sa anche essere impietoso e persino villano, nelle sue mascalzonate.

Vanessa oggi è una donna. Partecipa ai Giochi per la quarta volta. Già questo è un prodigio, la ginnastica ha un debole per la gioventù e la Ferrari ha acquisito la maturità.

Lungo il percorso, la bresciana si è fracassata ossa. Ha subito danni ai tendini. Ha sentito scricchiolare il corpo e non le è stato semplice preservare un equilibrio, perché ore, giorni, mesi, anni di palestra non di rado minacciano di trasformarsi in una ossessione che ti svuota, ti succhia l’anima.

Ma ditemi, chi di noi, in casa o in ufficio, per strada o in una notte sbagliata, non si è sentito prigioniero di se stesso?

A Vanessa deve essere capitato e non solo per via degli infortuni. Due volte alla Olimpiade ha sfiorato il podio, a Londra come a Rio. E per due volte i verdetti sono suonati iniqui, non rispettosi del talento della azzurra.

Ma non importa. Importa invece che la Ferrari sia ancora qui. Con la sua eleganza, con la sua educazione, con le sue sane convinzioni (ha vinto l’ultima gara importante esibendosi sulle note di “Bella ciao”), con la rabbia di chi è consapevole di vantare crediti con le statistiche, con il medagliere, con la vita. Io non so parlar d’amore, l’emozione non ha voce. Meno male che Vanessa ci riesce.