Giovedì 25 Aprile 2024

"Fede in forma olimpica, vuole stupire ancora"

Giunta, allenatore e fidanzato della Pellegrini: "Nei 200 stile il livello è altissimo e l’obiettivo è arrivare in finale, ma lei è super..."

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di Gianmario Bonzi

Matteo Giunta, pesarese, classe 1982, prima preparatore atletico (2013) e poi allenatore di Federica Pellegrini, è riuscito in quasi due lustri a compiere un’impresa a cui credevano in pochi, cioè allungare prepotentemente la carriera della Divina, farle vincere altri due titoli iridati in vasca lunga, probabilmente restituendole anche quella voglia di fare ogni tipo di sacrificio, in acqua e fuori, con il sorriso. Non possiamo sapere come andrà la quinta edizione dei Giochi in corsia per la campionessa di Spinea, ma vista e intervistata al Sette Colli, sappiamo eccome che affronta l’ennesima avventura a cinque cerchi con serenità, fiducia e massima professionalità. E in questo c’è sicuramente la zampino di Matteo, un tecnico che del resto trasmette tranquillità al solo parlargli.

Matteo, ci siamo. Come sta Federica?

"Era molto soddisfatta a fine 7 Colli. Stiamo lavorando tanto, ha da poco concluso un periodo estremamente duro sui Pirenei nelle ultime settimane, periodo iniziato poi già in Italia subito dopo gli Europei di Budapest. Il percorso è stato molto positivo, poi vedremo quel che succederà in Giappone. Una volta poi che a Livigno avranno terminato i lavori sulla piscina da 50 metri, non ci sarà più bisogno di andare all’estero, ma si potrà rifinire la preparazione direttamente in Valtellina".

Lei è sempre stato chiaro sull’obiettivo a Tokyo. Rincara la dose?

"Credo che dobbiamo essere realisti. L’obiettivo principale in questo momento è sempre lo stesso, centrare la finale nei 200m stile libero in Giappone: sarebbe qualcosa di eccezionale, la quinta consecutiva ai Giochi, dal 2004. Noi stiamo lavorando per questo. Fede si sta allenando molto bene. Il pacchetto partenti in questa gara è molto qualitativo, il livello dello stile libero e in particolare dei 200 metri si è alzato a dismisura nell’ultimo lustro, l’australiana Titmus ha nuotato 1’53“ in maniera impressionante poche settimane fa. E dietro ci sono tante atlete da 1’54“, Ledecky, Haughey, la giovane cinese ecc. ecc. Con tutta questa qualità presente in acqua, sarà già difficile poter accedere alla finale".

L’approccio però sembra essere molto positivo, è corretto?

"Federica arriva con lo spirito giusto. In questi ultimi anni, a partire da Rio 2016, ho cercato di farle capire che i risultati raggiunti erano già incredibili, che aveva già vinto tutto ed era nella condizione di poter fare qualsiasi cosa: smettere, continuare, divertirsi. Non era nella situazione di dover dimostrare al mondo quanto valesse in acqua. E questa condizione è idilliaca per un’atleta, dal mio punto di vista. Nonostante questo, ha voluto stupirci ancora vincendo altri due mondiali tra Budapest 2017 e Gwangju 2019, allungando questa striscia e facendo cose incredibili, come conquistare un oro iridato a 31 anni. Adesso sa che può fare quello che vuole e si diverte fino in fondo. Ha deciso di continuare perché è quello che ama fare, non le pesano le sveglie presto alla mattina, i chilometri in acqua, i sacrifici a livello fisico e mentale. E’ qua e ci proverà fino all’ultima gara".

Un altro annetto lo vedete davanti, fino agli Europei di Roma 2022?

"Non lo so. Come sapete, ha già deciso di protrarre l’addio a dopo i Giochi, per gareggiare a Napoli e ritirarsi dopo l’ISL 2021. Non credo sia il momento di focalizzarsi troppo su quando smettere. Adesso bisogna concentrarsi su percorso, allenamenti e possibilità di arrivare a Tokyo nelle migliori condizioni fisiche. Poi valuterà ogni scelta, anche quella di mettere su famiglia per esempio, ma non è questo il momento. Non ancora".

Lavori specifici negli ultimi tempi?

"Fino all’altura abbiamo aumentato il volume di lavoro, stressato l’organismo in situazione estensiva, aumentando il chilometraggio e i volumi delle serie principali. Rifinendo la preparazione siamo entrati più nello specifico, prediligendo i passi gara per digerire le velocità delle gare".

E al futuro ci pensa, invece, Matteo?

"Ogni tanto mi è passato per la mente il pensiero del dopo: in questi 9 anni, quasi 10 di collaborazione, Federica mi ha abituato troppo bene, perché a prescindere dai risultati, che sono solo una conseguenza, la determinazione, la costanza, la voglia di mettersi in gioco, di sacrificarsi, l’impegno che mette ogni singolo giorno in allenamento e il non accontentarsi mai sono caratteristiche che hanno solo i veri campioni e non così facili da trovare poi in altri atleti. L’augurio è di poter comunque continuare in questo sport che amo e di poter trovare un prosieguo nell’alto livello. Ma una come Federica non nasce esattamente a ogni generazione".