Favola Collins, una grinta che sfida il destino

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Ashleigh Barty e Danielle Collins si sfideranno domani nella finale dell’Open d’Australia femminile. E se per la tennista di casa, numero 1 del ranking, non è certo una sorpresa essere arrivata all’ultimo atto del torneo, altrettanto non si può dire della rivale statunitense, che occupa la 30esima posizione nella classifica Wta (ma è certa con questo exploit di salire al numero 10 da lunedì). Mai prima d’ora la 28enne di St. Petersburg (Florida) aveva conquistato l’ultimo atto di uno Slam. Sempre a Melbourne, nel 2019, era giunta in semifinale e lì si era fermata contro la ceca Petra Kvitova. In carriera, Danielle ha conquistato appena due tornei Wta. Niente è stato facile per lei, talento precoce ma anche impossibilitata per motivi economici a giocare fuori dai confini Usa. Collins, a un certo punto della propria carriera, ha deciso che avrebbe dovuto laurearsi (lo ha fatto, in Scienze della Comunicazione, nel 2016) non essendo certa di poter fare del tennis un lavoro. Ma poi il campo le sta restituendo quello che non le ha dato in precedenza. Anche per l’artrite reumatoide che l’ha colpita in anni recenti e pure per l’endometriosi che l’ha obbligata a subire un delicato intervento nel 2019.

Barty in semifinale ha disposto della statunitense Madison Keys (n.51) in 62 minuti (6-1, 6-3); Collins ha riservato più o meno lo stesso trattamento alla polacca Iga Swiatek (n.9) in 1h18’ (6-4, 6-1).

"È davvero pazzesco essere a questo punto, specie dopo i problemi di salute che ho affrontato – ha detto Collins –. Ho aggiunto varietà al gioco, ma il mio piano A è essere aggressiva. È quello che ho fatto ed ha funzionato ancora". Parola di "Danimal", com’è soprannominata l’americana per la veemenza che mette in ogni colpo.