Boninsegna: «L’arbitro ci fece perdere per vendicarsi di Lo Bello»

Roberto Boninsegna  a destra con Giorgio Chinaglia: per l’Italia fu un’edizione sfortunata nonostante tanti campioni

Roberto Boninsegna a destra con Giorgio Chinaglia: per l’Italia fu un’edizione sfortunata nonostante tanti campioni

CORRADO PIFFANELLI

BONINSEGNA, l’edizione del 1976 degli Europei non fu tra le più fortunate per l’Italia...

«Molto sfortunata. In Olanda contro la squadra favorita del girone vincevamo 1-0 con un mio gol su cross di Antognoni. A quel punto divenne protagonista l’arbitro, un russo: mi ricordo che in campo ci diceva che Lo Bello aveva diretto una gara danneggiando la Russia... Fatto sta che non mi diede un rigore grande come una casa, Antognoni fu colpito da un pugno e perdemmo 3-1. E poi ci furono altri episodi sfortunati».

Tipo?

«L’infortunio di Morini che stava marcando benissimo Cruyff... Il nostro girone si mise subito in salita. Al ritorno vincemmo 1-0 ma ormai era tardi: segnò Capello, io non giocai per scelta tecnica»

Era una transizione tra gli ultimi fuochi dei messicani e i nuovi azzurri che avrebbero poi trionfato con Bearzot...

«Sì, anche se molti messicani avevano chiuso la loro parentesi nel 1974, quando Chinaglia mandò a quel paese Valcareggi e poi fu perdonato. Quel gestò spaccò completamente il gruppo». Quell’Olanda era così forte o c’è anche un po’ di romaticismo?

«Perse due finali mondiali: contro l’Argentina le fu letteralmente scippata. E’ vero che non vinse mai un grande torneo internazionale, ma quel tipo di calcio e quegli interpreti erano davvero una spalla sopra tutti. Anche se – ripeto – noi li battemmo in casa e perdemmo là per colpa dell’arbitro».

Come vede la Nazionale di oggi?

«Male. Non per colpa di questi giocatori o del ct. Male perchè si viene da due mondiali molto negativi: due eliminazioni al primo turno che sono gravi perchè c’erano 32 squadre e non 16 come ai nostri tempi. La Federazione sbagliò a richiamare Lippi dopo Donadoni. In Italia il problema è evidente: ci sono troppi stranieri, i nostri giovani non trovano spazio o devono emigrare come Verratti».

Come rilanciare il nostro calcio?

«Con un approccio diverso: tolta la Juve e il Sassuolo, tutte le squadre hanno dai nove giocatori stranieri su undici in su. Un giocatore come potrà mai crescere? Andando all’estero oppure perdendo anni ad aspettare».