Martedì 23 Aprile 2024

Elisa e Odette non sbagliano mai, altro podio

Longo Borghini terza nel ciclismo come a Rio, Giuffrida sfiora l’argento che aveva conquistato nel 2016: ma vince un ottimo bronzo

Dall’inviato Leo Turrini

Prima di imbarcarsi per il Giappone, aveva fatto una promessa al numero uno del Coni Giovanni Malago. Caro presidente, aveva detto, a Tokyo voglio firmare l’impresa che mi consentirà di restare nella storia dello sport che amo così tanto.

Conoscendola, Odette Giuffrida aveva in mente l’oro. E comprensibilmente. Cinque anni fa, a Rio, la judoka romana si era messa al collo l’argento, arrendendosi solo alla kosovara Kelmendi. Una sconfitta digerita non benissimo dall’italiana, che per cinque lunghi anni ha continuato a lavorare in palestra, cercando di affinare le sue tecniche, accompagnata in permanenza dal desiderio di consumare una rivincita clamorosa nella terra che del Judo è la casa madre. Odette ha accarezzato il sogno, lo ha sfiorato, infine ha preso atto che non sarebbe poi stato tanto brutto accettare una medaglia meno scintillante dell’oro. C’era di mezzo, infatti, proprio la tradizione giapponese. In semifinale, sul tatami si è presentata l’eroina di Tokyo. La signorina Uta Abe, testimonial ideale di un paese che nel judo individua l’espressione nobile di una identità nazionalpopolare. Di più: nello stesso giorno, sulla stessa materassina, si esibiva Hifumi Abe, il fratello di Ute.

Come si fa a resistere ad una simile congiunzione astrale? Odette ha tentato e sperato, prima di scivolare sul pendio che conduceva al bronzo.

Perché la Giuffrida, nella finale di consolazione, ha messo sotto la ungherese Rupp, che aveva eliminato la kosovara detentrice del titolo. Ora, un attimo di attenzione. La romana è la prima atleta europea a salire per due volte sul podio all’Olimpiade del Judo. Un doppio risultato storico, accompagnato dal sorriso liberatorio della campionessa italiana. "Dedico il terzo posto ai miei genitori, che non mi hanno mai fatto mancare il loro incoraggiamento. È vero, ero venuta qui in Giappone per conquistare l’oro. Ma fa parte della logica dello sport accettare la superiorità dell’avversario. So cosa ho perso ma so anche cosa ho vinto. Sono contentissima". A me resta da dire che in questa giornata da delirio dell’orgoglio giapponese è svanita purtroppo una grande speranza azzurra. Manuel Lombardi aveva tutto per infliggere ai padroni di casa un amarissima lezione. Forse il piemontese ha pagato dazio all’emozione. Forse è arrivato troppo carico all’appuntamento che stava preparando da anni. Sia come sia, è uscito presto di scena e nemmeno i ripescaggi gli hanno consentito di rientrare in zona podio. Ha chiuso quinto.

Ah, dimenticavo. Mai dire banzai. Gli Abe, fratello e sorella, hanno entrambi vinto l’oro. Arigato.