Venerdì 19 Aprile 2024

Egonu e l’Italia, la prima medaglia è nostra

Splendida la delegazione azzurra guidata da Jessica Rossi ed Elia Viviani: e Paola portabandiera del Cio è un segnale al mondo

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Dall’inviato Leo Turrini

Forse meglio non si poteva fare. Anzi, mi correggo subito: non si poteva fare altro. Nel senso che questa Olimpiade cammina in equilibrio sul filo della follia e in fondo hanno ragione tutti. Quelli che sostengono che bisognava cancellare l’evento e alcuni se ne stavano fuori dallo stadio, a protestare (pochi, qui il divieto di assembramento è una cosa serie, niente bus scoperti alla Bonucci). E quelli che credono che si debba provare ad andare avanti, nei modi resi possibili dalla minaccia della pandemia.

Così, la cerimonia inaugurale dei Giochi di Tokyo è stata malinconicamente unica. Anche bella e struggente, come nel ricordo iniziale di come era il mondo prima del Covid. Anche storica, perché per la prima volta in quasi mezzo secolo il Cio ha avuto il coraggio (sic!) di ricordare gli atleti israeliani trucidati a Monaco nel 1972 dai killer palestinesi.

La Memoria dei Potenti è lenta, ma quando arriva va incoraggiata.

Da soli. Dopo di che, suscitava tenerezza l’interminabile parata degli atleti, in rappresentanza di centinaia e centinaia di nazioni. Erano molti meno del solito, i partecipanti alla sfilata. Sempre a causa del virus. In verità quasi nessuno indossava correttamente la mascherina, ma questo andava messo in preventivo.

Ma dicevo della tenerezza, intrisa di rimpianto. Per l’intera era moderna, l’inaugurazione olimpica era il party più famoso sulla faccia della terra. Parteciparvi valeva una carriera. I colori, i rumori, il delirio della folla, testimone dal vivo: io ne ho viste tante, di cerimonie a cinque cerchi. E mai sono stato tradito dalla commozione dei protagonisti, proprio perché era autentica.

Stavolta, gli eroi dello sport, campioni e gregari, erano soli. Si applaudivano a vicenda, cercando di farsi coraggio. Perché, alla fine, dopo un anno e mezzo di pandemia, questo sono i Giochi di Tokyo.

Un atto di audacia. O di incoscienza.

Gli azzurri. La delegazione italiana, guidata dai portabandiera Jessica Rossi e Elia Viviani, ha come sempre fatto bella figura (anche se tra gli osservatori le divise scelte da Armani hanno suscitato una vaga perplessità, ehm ehm). E con orgoglio ho visto Paoletta Egonu portare al pennone il vessillo dei cinque cerchi: che in Italia qualcuno abbia contestato la presenza della pallavolista è un sintomo di quanti guai possano produrre, combinate assieme, l’ignoranza e la malafede.

Va bene. Come ha detto il numero uno del Cio, il tedesco Bach, non puo esssere solo la pandemia ad unire il mondo. Meglio, molto meglio una Olimpiade, per quanto ferita. La tennista Naomi Osaka ha acceso il calderone. L’Imperatore Naruhito ha aperto ufficialmente i Giochi. Suo nonno Hirohito certo era meno preoccupato nel 1964, ma ci sono cose che non dipendono da noi poveri mortali.

E ora, andiamo a cominciare.