Dybala e Chiesa, la Signora torna a sorridere

La Juventus stende lo Zenit, centra il passaggio al turno successivo e trova qualche certezza anche in Bernardeschi e Locatelli

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di Doriano Rabotti

Signora d’Europa, per ora può bastare. Perché al di là della vittoria abbondante sullo Zenit San Pietroburgo che regala il pass per la seconda fase di Champions, quella che Allegri cercava era la reazione dopo le batoste contro Sassuolo e Verona. E anche al netto di un avversario tignoso, ma molto inferiore sul piano tecnico e tattico, la sua parte la Juventus l’ha fatta, per rispondere alla settimana più brutta degli ultimi dieci anni. Ora alcune certezze ci sono, si chiamano Dybala, Chiesa, Bernardeschi.

Il simbolo dell’atteggiamento giusto, almeno sul piano dell’approccio, è il capitano: Dybala scalpita per essere protagonista e ci riesce nel modo migliore, prima un palo e poi il gol del vantaggio che gli permette di arrivare a 105 reti in bianconero. Superando Platini, che l’argentino quota imitandolo nell’esultanza a terra, come Le Roi nell’immagine iconica dell’Intercontinentale. E pazienza se non era proprio il giorno giusto per citare l’ex campione, già citato in giornata, ma in giudizio e per altre vicende.

La doppietta della Joya è addirittura rocambolesca, nella ripresa: rigore per contatto leggerissimo su Chiesa, l’argentino spara fuori il primo penalty, Hernandez fa ripetere e il secondo tiro è perfetto.

Bastava un punto per centrare la qualificazione aritmetica alla seconda fase, i bianconeri dimostrano fin dall’inizio di volere di più: comandano il gioco e schiacciano lo Zenit, manca un finalizzatore e questa non è una novità, anche se ogni volta si nota di più. Anche perché Morata dieci ne fa e undici ne sbaglia, compresa la palla del raddoppio servita sempre da Dybala, un rigore in movimento sul quale lo spagnolo non riesce neanche a inquadrare la porta. Il gol finale non cancella una prestazione opaca, anche se dà tranquillità a un giocatore del quale la Juve non può fare a meno, per mancanza di cambi nel ruolo. Ma al momento quella sembra la lacuna più grossa, l’assenza di un bomber.

Passa comunque anche la grande paura. Quando Bonucci devia un cross dei russi trasformandolo in pallone beffardo all’incrocio che, a porta giusta, sarebbe stato un colpo da grande bomber, il timore è che le fragilità bianconere possano tornare a fare la voce grossa.

Non troppi giorni fa, subire un pareggio in questo modo avrebbe demolito le certezze della Signora. Ieri no, invece, e chissà se c’entra la chiacchierata del tecnico con uno psicologo, per cercare di decifrare un rompicapo che è sicuramente mentale, ancora prima che tecnico.

Su questo piano, ieri la Juve ha risposto bene continuando a spingere, anche se il raddoppio non è arrivato subito. Ma la ripresa è stata un monologo bianconero, con Chiesa e Bernardeschi a spingere, Locatelli a prendersi il centrocampo e Dybala a ispirare. Del raddoppio sapete già, la pancia diventa piena fino a sazietà quando Chiesa trova il giusto coronamento alla sua rincorsa al gol, e addirittura Morata infila tra le gambe del portiere avversario il poker. Allegri decide che ormai è andata, forse cambia con qualche minuto d’anticipo perché nel finale la Juve soffre troppo per una partita già chiusa, e infatti nel recupero arriva anche un golletto che si poteva evitare. Magari a saperlo leggere bene può anche essere utile, un avvertimento: se non gioca sempre al massimo, questa squadra rischia di riaprire anche le gare già sigillate.

Dopo di che, purtroppo per Allegri le partite contro lo Zenit sono finite, per quest’anno.