di Leo Turrini Jacobs? Ha ballato una sola estate! A me già pare di sentirli, i disfattisti in servizio permanente effettivo. Quelli che in fondo al miracolo di Tokyo non ci hanno mai creduto. Quelli che ogni pretesto è buono per andare a caccia del complotto, della cospirazione, della congiura. Jacobs, già. Meglio: il fantasma di Marcellino pane e vino, lo spettro del campione olimpico. Svanito letteralmente nel nulla alla vigilia della semifinale iridata dei 100 metri, sulla pista magica e mitica di Eugene, nell’Oregon. In assenza dell’azzurro, gli americani hanno celebrato la loro rivincita. Triplete a stelle e strisce, con trionfo di Kerley (9”86, tempo non eccezionale) davanti ai connazionali Bracy e Bromell. Perché. Ma l’italiano non c’era. Semplicemente, non pervenuto. Un algido comunicato della Fidal, la nostra federazione, aveva confermato i peggiori presagi mentre si avvicinava l’ora della semifinale. "Contrattura all’adduttore della coscia destra": da non confondere con i guai alla coscia sinistra, che erano venuti a sommarsi al fastidio ad un gluteo e prima ancora c’era stato il virus contratto in Africa. In breve: da primavera in poi, l’idolo di Tokyo ha visto più spesso i dottori che gli allenatori. Come esclamava Totò: e ho detto tutto. La reazione. Marcell ha affidato ai social la sua malinconia. Testuale: "Una scelta dolorosa. Sono costretto a interrompere qui a Eugene. Sono un combattente e avevo deciso di non mancare. Adesso, per non compromettere il resto della stagione devo rimandare la sfida alle prossime gare. Vi prometto, ce la metterò tutta per farvi sognare". Il disastro. Le conseguenze immediate del ritiro sono dolorosamente prevedibili. Jacobs non potrà dare il suo contributo alla staffetta veloce, che sognava di difendere loro olimpico. Senza di lui, che sarà probabilmente sostituito nel quartetto da Ali, l’Italia farà molta fatica persino a staccare il biglietto per la finale, altro che medaglia. Di più. Per come si stanno mettendo le cose, non è certa la partecipazione di Marcellino nemmeno ai campionati europei, in programma tra meno di un mese a Monaco di Baviera. "Ti aspetto". Adesso Jacobs dovrà innanzitutto mostrarsi indifferente alla marea montante dei sospetti e dei pettegolezzi.In fin dei conti, prima di incappare in una sequenza micidiale di noie fisiche, il campione olimpico dei 100 metri aveva fatto in tempo a conquistare il titolo mondiale sui 60 indoor, a Belgrado. Paradossalmente, più di qualche italiano a credere in Marcell è Kerley, il texano 27 enne nato quattrocentista oggi nuovo re dello sprint. L’argento di Tokyo ha mandato un messaggio a Jacobs: "Vedi di guarire in fretta, voglio il nostro uno contro uno, anche in mezzo ad una strada…" Magari accadrà davvero.

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di Leo Turrini
Jacobs? Ha ballato una sola estate! A me già pare di sentirli, i disfattisti in servizio permanente effettivo. Quelli che in fondo al miracolo di Tokyo non ci hanno mai creduto. Quelli che ogni pretesto è buono per andare a caccia del complotto, della cospirazione, della congiura.
Jacobs, già. Meglio: il fantasma di Marcellino pane e vino, lo spettro del campione olimpico. Svanito letteralmente nel nulla alla vigilia della semifinale iridata dei 100 metri, sulla pista magica e mitica di Eugene, nell’Oregon.
In assenza dell’azzurro, gli americani hanno celebrato la loro rivincita. Triplete a stelle e strisce, con trionfo di Kerley (9”86, tempo non eccezionale) davanti ai connazionali Bracy e Bromell.
Perché. Ma l’italiano non c’era. Semplicemente, non pervenuto. Un algido comunicato della Fidal, la nostra federazione, aveva confermato i peggiori presagi mentre si avvicinava l’ora della semifinale. "Contrattura all’adduttore della coscia destra": da non confondere con i guai alla coscia sinistra, che erano venuti a sommarsi al fastidio ad un gluteo e prima ancora c’era stato il virus contratto in Africa.
In breve: da primavera in poi, l’idolo di Tokyo ha visto più spesso i dottori che gli allenatori. Come esclamava Totò: e ho detto tutto.
La reazione. Marcell ha affidato ai social la sua malinconia. Testuale: "Una scelta dolorosa. Sono costretto a interrompere qui a Eugene. Sono un combattente e avevo deciso di non mancare. Adesso, per non compromettere il resto della stagione devo rimandare la sfida alle prossime gare. Vi prometto, ce la metterò tutta per farvi sognare".
Il disastro. Le conseguenze immediate del ritiro sono dolorosamente prevedibili. Jacobs non potrà dare il suo contributo alla staffetta veloce, che sognava di difendere loro olimpico. Senza di lui, che sarà probabilmente sostituito nel quartetto da Ali, l’Italia farà molta fatica persino a staccare il biglietto per la finale, altro che medaglia.
Di più. Per come si stanno mettendo le cose, non è certa la partecipazione di Marcellino nemmeno ai campionati europei, in programma tra meno di un mese a Monaco di Baviera.
"Ti aspetto". Adesso Jacobs dovrà innanzitutto mostrarsi indifferente alla marea montante dei sospetti e dei pettegolezzi.In fin dei conti, prima di incappare in una sequenza micidiale di noie fisiche, il campione olimpico dei 100 metri aveva fatto in tempo a conquistare il titolo mondiale sui 60 indoor, a Belgrado.
Paradossalmente, più di qualche italiano a credere in Marcell è Kerley, il texano 27 enne nato quattrocentista oggi nuovo re dello sprint. L’argento di Tokyo ha mandato un messaggio a Jacobs: "Vedi di guarire in fretta, voglio il nostro uno contro uno, anche in mezzo ad una strada…"
Magari accadrà davvero.

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Dove è finito Jacobs? "Prometto, tornerò"

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