Donnarumma porta di nuovo l’Italia in finale

Raspadori e Dimarco affondano l’Ungheria, il portiere alza un muro e gli azzurri si qualificano: il ciclo della ricostruzione è avviato

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di Paolo Franci

Non sarà il Mondiale, certo, ma giocare una semifinale di Nations la prossima estate, non è traguardo banale. E non per il valore (relativo) del trofeo, ma per la certezza di aver ricostruito la squadra dopo la Grande Tragedia dei Mondiali. E sarebbe stato facile e anche un po’ comprensibile se i nostri avessero ceduto di testa in questa Nations League, incastrata alla meno peggio tra i mille impegni dei club. E invece non l’hanno fatto. E, con un Jack in versione lametta, abbiamo prima messo in ginocchio gli inglesi e poi quell’Ungheria che se la godeva da prima del girone. Bravi i nostri ragazzi, va detto. Bravo il Mancio a ricaricarli e a metter benzina nella testa delle seconde linee.

Sarà un fatto strano che si ripete, sarà una coincidenza che ambisce a diventare normalità. Fatto sta che ogni volta che parliamo di squadra rimaneggiata, senza qualche big e costretta a reinventarsi passando per il genio manciniano, l’Italia risponde presente. Inutile fare la conta degli assenti quando poi ti ritrovi una squadra che, pur rattoppata, riesce a mettere ko gli inglesi. E, di più, arriva in Ungheria per la partita della vita - intesa come della vita in Nations League perché questo passa il convento. Contro i giganti di Marco Rossi primi in classifica, con un solo risultato utile a disposizione la vittoria, mostrando muscoli, gioco e occasioni.

E poi c’è Jack. E allora, come dice quella vecchia canzone, Hit the road Jack, prendi la strada Jack. Quale? Quella del gol. Stavolta di sveltezza malandrina, con un guizzo lucido e letale sul pasticciaccio ungherese. Il Mancio ci contava, sulla scarsa attitudine al palleggio dal basso dell’Ungheria, che raramente fa segnare un possesso superiore al 40 per cento. E non è un caso che l’aggressione alta di Di Lorenzo, Dimarco (il suo è il gol numero 1.500 in azzurro), le due punte e un centrocampista a turno, altro non sia stato che la caccia all’errore ungherese.

Errore che puntalmente arriva a metà primo tempo. Sbaglia Attila Szalai che in avvio aveva salvato sulla linea, la difesa di Rossi va nel panico, Jack la prende, dribbla e la mette dentro. Bello e soprattutto giusto, perché la partita la fa l’Italia. Il punto è che il solito, vecchio vizio riemerge puntale: ci fosse una volta che questa squadra riesca a chiuderla sfruttando le occasioni. E l’Italia ne crea diverse, sfiorando il raddoppio e sbagliando cose banali. Gnonto, soprattutto, fa imbestialire il Mancio mancando controlli in area semplici. I minuti decisivi della gara si giocano in avvio di ripresa. L’Ungheria con un mischione in area urla al gol tre volte ma il triplo miracolo di Donnarumma è da non credere. Poco dopo, sinfonia azzurra nel palleggio che libera Cristante, palla sul secondo palo dove arriva Dimarco e segna. La reazione rabbiosa dell’Ungheria è con il colpo di testa a botta sicura di Styles. Botta sicura se non ci fosse il quarto miracolone di Gigio. Nel finale, l’Italia cala e soffre, rischiando anche su fallo in area di Bastoni, ma tiene fino alla fine.