Don Sergio e il sogno olimpico: "Difficile"

Le nostre interviste Scariolo in visita al giornale dopo aver vinto l’Europeo con la Spagna: "A Parigi contro gli Usa sarà complicato"

Migration

di Alessandro Gallo

Un campione del mondo e d’Europa, in carica, in redazione. Sergio Scariolo, fresco di successo in Supercoppa alla guida della Virtus Bologna, si presenta al nostro giornale per raccontare le sue vittorie e la sua quotidianità. Per parlare di Spagna e di un lavoro, quello di ct, che porta avanti nel migliore dei modi. Alla guida della nazionale spagnola, don Sergio, come lo chiamano ormai tutti, ha vinto quattro volte l’Europeo. Meglio di lui solo il leggendario colonnello Gomelski, quello dell’Urss e dell’Armata Rossa, a quota sei.

Ma come dice Dan Peterson, grande conoscitore della realtà europea, quello era un altro basket. Campione d’Europa e del Mondo. Senza dimenticare il successo ottenuto nella Nba, con i Raptors, dei quali era uno degli assistenti più ascoltati. Per completare la sua parabola, Sergio dovrebbe vincere un oro olimpico. Ma il risultato, anche se lui ha vinto l’argento alle Olimpiadi di Londra, nel 2012, appare lontano.

"Un oro olimpico? Credo sia molto difficile. La mia Spagna ha già fatto un’impresa agli ultimi Europei. Il ranking ufficiale ci piazzava all’ottavo posto. Ripetersi a livello olimpico, considerando anche gli Stati Uniti, è quasi impossibile".

Domani il debutto in Eurolega: Scariolo ha riportato la Virtus Bologna nell’Europa che conta dopo quattordici anni. Ma continua ad avere una vita frenetica. L’autobiografia, portata a termine lo scorso anno, è stata tradotta in spagnolo e può contare sulla prefazione di Pau Gasol. I proventi saranno sempre devoluti all’associazione Cesare Scariolo.

"Cominciamo con l’Euroga – dice pensando alla Virtus –. Siamo almeno quindici formazioni che vogliamo lottare per arrivare ai playoff. Conquistare un posto tra i primi otto, per noi, significherebbe confermarci anche per l’anno prossimo. Ci accreditano di un piazzamento tra l’ottavo e il dodicesimo. Dobbiamo fare il massimo, pensando a un passo per volta".

La credibilità per l’Eurolega passa anche attraverso un impianto che, al momento, Bologna non ha. Domani, l’esordio nel vecchio PalaDozza. Sempre affascinante, ma...

"Lo dico da bolognese acquisito con il massimo rispetto possibile per un impianto nel quale ho anche vinto. Ma Kaunas e Berlino, che non sono club di primissima fascia, hanno altre strutture, dobbiamo adeguarci".

Guarda al campionato, Sergio, e dice che tutti inseguiranno Milano. "Che è la favorita. Noi vogliamo confermarci, ma la concorrenza si è alzata, a cominciare da Venezia".

Persi Alibegovic e Tessitori, la Virtus punta su due giovani come Camara e Melano. "Sono ragazzi di prospettiva. Speriamo di inserirli nelle rotazioni. Intanto sappiamo che dobbiamo anche salvaguardare i nostri veterani, Belinelli e Hackett".

E Bologna? "E’ una città che per certi versi mi ricorda la Spagna. Molto affabile, tanto voglia di sedersi ai tavolini, lungo le strade, per mangiare e chiacchierare. Vivo in centro, ma i miei tempi e le mie scelte sono legate anche alla professione".

Sorride, don Sergio, pensando a una città che si fregia del titolo di Basket City. "E in giro ci sono tanti Gregg Popovich, che si spiegano i canestri".

Resta la sua Virtus. E la Spagna che, a novembre, nella finestra per i mondiali, si allenerà proprio alla palestra Porelli, l’impianto Virtus. Così Sergio potrà anche sdoppiarsi: coach della V nera e ct di Spagna.