Diritti a gettone, l’ultimo show

Leo Turrini

Ora che questo chiacchieratissimo Mondiale si avvia alla conclusione, possiamo e dobbiamo fare a noi stessi una domanda scomoda. Questa: ma fra dieci anni in Qatar, grazie all’evento ospitato nel 2022, sarà migliorata la situazione sul fronte del rispetto dei diritti umani e civili? Scommetto: no. Così come Olimpiadi e altri mondiali di calcio non hanno cambiato in meglio, in materia, la Cina e la Russia. E già che ci siamo, segnalo che a breve Inter e Milan andranno a contendersi la Supercoppa in Arabia Saudita, noto paradiso delle libertà civili.

Quindi, sempre lì torniamo: se tu credi nel valore della integrità e della diversità, beh, non puoi indignarti a intermittenza. I regimi e i satrapi fanno leva esattamente su questo, oltre che sui soldi e sulla corruzione, per permettersi ogni sfizio. Dice niente che Messi e Mbappé, i simboli della odierna finale, calcisticamente appartengano, tramite PSG, all’emiro che ha preteso di organizzare la Coppa del Mondo? Ha mai protestato qualcuno?

Vabbè, lasciamo stare e parliamo di pallone. Messi deve vincere per consegnarsi al Mito, Mbappé per confrontarsi con la giovinezza leggendaria di Pelé. Agonisticamente, è tutto qua: alla fine della fiera, esiste e resiste l’emozione della Partita, con la maiuscola. Nemmeno sarebbe serio chiedere ai giocatori francesi e argentini una risposta alle contraddizioni planetarie. Non dipende da loro.

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