Giovedì 18 Aprile 2024

Demare come Hinault: quarto centro al Giro

Il francese si conferma il più forte allo sprint e beffa ancora Sagan. Oggi una tappa-trappola nella terra di Pantani con rischio pioggia

di Angelo Costa

Se non c’è storia nello sprint è perché non c’è in Giro uno più veloce di Arnaud Demare. Quattro volate, quattro successi: fine del dibattito. Anche in Riviera il francese si presenta al momento giusto, pilotato in modo esemplare dai compagni: come dare la palla a un bomber davanti alla porta vuota. "Bellissimo", dice lui, fermandosi a ringraziare uno per uno gli uomini della sua scorta: a forza di far centro in Italia, sta imparando anche la nostra lingua.

Che gli arrivi veloci parlino una lingua sola non è una moda del momento: dalla ripartenza in qua, Demare ha centrato 14 successi, più di chiunque altro. Con questo poker al Giro eguaglia un illustre connazionale, Bernard Hinault, ultimo a conquistare quattro tappe sulle strade rosa quasi 40 anni fa. "E’ una sensazione straordinaria, non pensavo di arrivare a questi livelli: merito della squadra, tutti credono in me", commenta il tgv francese, abbracciando e baciando davanti alle telecamere Guarnieri, il suo skilift prediletto. Mai come in questo momento è facile credere in uno così: è vero che la concorrenza non è altissima, ma quando lo lanci va puntualmente a bersaglio.

Dietro Demare c’è ancora Sagan, non appagato dal ritorno al successo dopo lungo digiuno: se raccoglie l’ennesimo secondo posto (32 nei grandi giri), è la conferma che davanti c’è sempre. Non c’è invece Viviani, che si sacrifica per il suo apripista Consonni, alla fine quarto e migliore dei nostri. Succede perché a una trentina di chilometri dal traguardo, in una rotonda stretta, l’olimpionico della pista viene tamponato da una moto della scorta tecnica che non dovrebbe essere in mezzo ai corridori. Contuso a una mano e sanguinante a un ginocchio, Viviani si lamenta con la giuria: al Giro mutilato da tombini, borracce e transenne volanti, mancava lo sgambetto di un motociclista.

Celebrata Sua Velocità Demare, il Giro resta in Romagna con una tappa trappola: quella che si corre oggi sul tracciato della Nove Colli, la nonna di tutte le gran fondo amatoriali arrivata al mezzo secolo di vita, nella terra di Marco Pantani. E’ una doppia ricorrenza, è anche una giornata che rischia di far male: l’insidia vera è la pioggia, perché sulle colline dietro Cesenatico non bisogna solo salire, ma pure scendere. E’ la variabile che tutti temono, perché non tutti in discesa sono abili allo stesso modo, figuriamoci sul bagnato.

Inevitabile che l’osservato speciale sia ancora Nibali: se davvero vuole inventarsi qualcosa prima di avvicinarsi alle montagne vere, questa è l’occasione migliore. Pur sapendo che non sarà facile, perché non sono queste le salite dove il siculo recita da primattore. Finisse zero a zero, la palla passerebbe al weekend, con la crono sabato e il primo tappone vero a Piancavallo il giorno dopo: due tappe chiave, specialmente se poi bisognerà fare i conti con il meteo.