De Zerbi, un esempio per tutti "L’ultimo ad abbandonare la nave"

Il premio Bearzot all’allenatore dello Shakhtar Donetsk, condottiero della squadra anche fuori dal campo

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di Paolo Grilli

Fin troppo ’giochista’ per le italiche consuetudini, visionario in panchina ancor più di quanto lo fosse stato in campo, Roberto De Zerbi, anni 42, l’estate scorsa ha lasciato il Sassuolo per diventare l’allenatore dello Shakhtar Donetsk. Squadra simbolo dell’Ucraina, costretta però nel 2014 a emigrare per la guerra civile dal Donbass prima a Leopoli, poi a Charkiv e infine a Kiev.

Ma è quanto accaduto nell’ultimo mese e mezzo, come ovvio, ad aver catapultato il tecnico bresciano in una dimensione nuova e terribile, quella di un conflitto quasi inimmaginabile che ha avuto l’effetto di fare emergere le sue qualità umane oltre a quelle, di primissimo piano, di coach.

Nel Premio Bearzot che la Federcalcio gli ha assegnato ieri, c’è tutto. Perché De Zerbi ha mostrato di essere un allenatore nel momento più critico: quello della paura e del disorientamento, quando il pallone diventa un’entità minuscola in uno scenario nero pece e rosso sangue.

Dopo l’invasione comandata da Putin, il tecnico dello Shakhtar aveva subito dichiarato di non voler andarsene dall’Ucraina. Serviva tenere il gruppo compatto, guardarsi negli occhi, non abdicare al proprio ruolo. Un modo, anche, per tenere ben saldi a sé gli ultimi scampoli di normalità in ore assurde, irreali se non fossero state tremendamente vere.

Dopo alcuni giorni, il ritorno in Italia assieme al suo staff, un viaggio da Kiev che definire avventuroso è riduttivo, per come ha mischiato angoscia e mezzi di fortuna. Lo Shakhtar si è in parte ritrovato solo a inizio aprile a Istanbul, quasi senza più brasiliani che costituivano l’ossatura della squadra, l’altro giorno ha giocato un’amichevole ad Atene contro l’Olympiakos. Con il pensiero rivolto però a un’Ucraina sempre sotto attacco e sprofondata all’inferno.

"Parlavo l’altro giorno con Roberto – spiega Gabriele Gravina, il numero 1 del calcio italiano – e a me farebbe piacere ospitare il suo Shakhtar nel centro tecnico di Coverciano a partire dal 20 di aprile al 10 di maggio".

Sì, la Federazione ha sin da subito seguito le sorti di un tecnico trovatosi ad affrontare la partita più difficile senza poter mettere giù uno schema.

"Abbiamo qualche difficoltà nei primi due-tre giorni in cui dovrebbero stare a Coverciano, ma ci stiamo mobilitando per questo. Ci farebbe piacere e qualora ci riuscissimo sarebbe bello organizzare anche un’amichevole", ha rilanciato Gravina.

Intanto da domani a Coverciano sarà accolta anche la Nazionale Under 17 ucraina.

"È un orgoglio per me rappresentare l’Italia all’estero – ha detto De Zerbi – e spero di aver espresso nel mio piccolo e con professionalità valori come solidarietà e altruismo che da sempre caratterizzano il nostro paese".

Il 16 maggio la consegna del premio al Coni. "L’ultimo ad abbandonare la nave mentre tutto esplodeva", si legge tra le motivazioni. Noto per avere un carattere tosto, il tecnico bresciano ha sempre saputo valorizzare al massimo ogni suo giocatore, pretendendo tantissimo ma anche ruotando i giocatori a sua disposizione. Senza lasciare nulla al caso, col cuore sempre acceso. Come quando i riflettori dello stadio si sono spenti ed è iniziata un’altra partita.