Mercoledì 24 Aprile 2024

Dal fuorigioco al riscatto: Pippo torna super

Promosso ieri sera in A con il suo Benevento: dopo tante delusioni, Inzaghi trionfa con una stagione da record nel segno della difesa

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di Paolo Franci

Filippo Inzaghi non è tipo da credere che i confini del pallone siano tracciati da cattiva o buona sorte. Semmai, dal fuorigioco o meno. Però poi, se da calciatore sei stato un monumento e in panchina hai una specie di luna nera che ti incombe sulla testa, due domande sulle curve della sfortuna te le fai eccome. Almeno fino a quel 14 gennaio di quest’anno. Quel giorno, fuori da un supermercato di Benevento una signora trova un portafogli con 600 euro all’interno, carte di credito, una tessera Figc e porta tutto dai carabinieri. Il comandante della stazione risale al proprietario e lo chiama: "Signor Inzaghi, se può fare un salto...". Ecco, in quel preciso momento Filippo deve aver guardato in su senza più scorgere la luna nera.

Chissà, godendosi la festa promozione, mentre i suoi lo inondando di cori e champagne, Pippo ripenserà a quel giorno e al carabiniere: "Signor Inzaghi, se può fare un salto...". Gran metafora, perchè il balzo che ha fatto col Benevento è da titano del pallone. E chissa che sul pullman scoperto che attraverserà la città e sul quale Pippo sarà l’eroe più acclamato, non ci sia posto anche per la signora del portafogli. Perchè in quelle terre dove entusiasmo e calore rivaleggiano con superstizione e cabala, lei sarà già vestale della fortuna.

Adesso, l’uomo che ha passato una vita in bilico sulla linea del fuorigioco si gode la rivincita. E addio luna nera, anzi, rossonera. Perchè quel flop lì, sulla panca dell’amato Milan fa ancora male. Ci mancherebbe. Eppoi c’è l’impresa sfiorata a Venezia, quando decide di sbarcare in LegaPro invece di prendere soldi facili in Cina. Promozione in B, trionfo in Coppa Italia di ‘C’ e l’anno dopo promozione in Serie A sfiorata e sfiorita a Palermo nei playoff. A quel punto, il calcio di Serie A torna a bussare. Arriva il Bologna, ma la luna nera è lì. Altra avventura traumatica, mentre suo fratello Simone diventa una star della panchina. Però, dietro l’angolo c’è il Benevento, ambizioso e convinto che Pippo sia l’uomo del destino. Scelta fantastica, quella della dirigenza campana. Pippo costruisce una squadra d’acciaio, la difesa meno battuta d’Europa e macina record scintillanti.

Per chi non avesse colto le differenze, tra il Pippo giocatore e il Filippo allenatore c’è una sola cosa in comune: la voglia di vincere incandescente. Non si fraintenda: pensa ancora al gol, che da giocatore definiva "orgasmo puro", ma ora cerca di non prenderlo. Eh sì, perchè a quei calciatori che volevano sempre la palla e chiamavano i compagni in avanti, una volta in panchina capita di diventare sacerdoti del non prenderle. E se a Filippo chiedi cosa sia più gratificante tra segnare da calciatore o vincere da allenatore, ti risponderà: "Da giocatore tutto era più semplice, perchè dipendeva solo da me: stile di vita, concentrazione, allenamento. Da allenatore è tutto più complesso. Ogni giorno devi essere credibile, devi parlare con tutti, con chi gioca e chi vede poco il campo. Però, se centri un obiettivo, beh, ti dà anche più gusto", ha raccontato a ‘Rivista Undici’ nei giorni dei successi sulla laguna.

Capito? Uno che vivendo su quella linea invisibile ha segnato oltre 300 gol, vinto due Champions, tre scudetti, una classifica dei bomber e un Mondiale, gode più da allenatore del Benevento. Logico, perchè stavolta è il padre dell’impresa e non più figlio di un gol di rapina che vive su quella linea stretta e invisibile.