Dagli scudetti al dramma, la fine di un ciclo

La società che era subentrata sulle ceneri di Calciopoli ha vinto quasi tutto, ma dall’arrivo di Ronaldo sono cominciati i guai

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di Doriano Rabotti

Finisce nel modo peggiore, nel tintinnar di sospetti con vista sul campionato che si giocherà nella aule dei tribunali, un ciclo che aveva fatto della Juventus un modello vincente. Ricordi di un passato ormai lontano, anche se l’ultimo scudetto in fondo dista soltanto due anni e mezzo e il ciclo di Andrea Agnelli, che si chiude in questo modo brusco, è il più vincente nella storia del club bianconero. E siccome il destino segue il calcio con attenzione, è singolare che nello stesso momento in cui Cristiano Ronaldo stava passando il turno al mondiale, si inabissava un transatlantico che aveva iniziato a mostrare crepe proprio al momento della scelta di ingaggiare CR7: un punto di svolta nella gestione economica della società, che fino a quel momento era stata un modello di riferimento anche in questo campo.

A proposito di campo, nessuno toglierà ad Agnelli quello che ha ballato, per citare un vecchio proverbio argentino caro a Julio Velasco: perché dal 2010, anno in cui Angelli ha assunto la guida del club, sono arrivati diciannove trofei e ben nove scudetti consecutivi, con allenatori diversi.

Quel filotto di nove vittorie è un derby col passato, perché quella Juve battè il record del nonno Edoardo, oltre a stabilire un nuovo primato nazionale. Con quale chicca come lo scudetto del 2011-2012, vinto senza sconfitte, o quello del 2013-2014 chiuso con 102 punti. Mentre in campo arrivavano le vittorie con allenatori diversi da Conte ad Allegri a Sarri, fuori dal rettangolo verde la Juve targata Agnelli diventava un punto di riferimento in particolare con la creazione dello Stadium con annesso museo.

Gli ultimi due anni e mezzo però hanno segnato un cambio di rotta in tutti i sensi. Mentre Beppe Marotta andava a vincere lo scudetto con l’Inter, la politica societaria virava verso scelte che oggi, a posteriori, si sono rivelate controproducenti. L’ingaggio di Cristiano Ronaldo ha portato sicuramente una dimensione diversa a livello di considerazione europea, ma ha anche appesantito le casse in un modo che ancora oggi è evidente, perché CR7 è il simbolo di una corsa verso sogni di grandeur che non si sono concretizzati.

Preso Ronaldo per vincere la Champions, la Juve si è ritrovata con un bilancio più difficile da gestire e il portoghese che l’anno scorso, all’ultimo momento, ha deciso di andarsene verso quel Manchester United dal quale si è appena separato.

E parallelamente con le cifre degli ingaggi dei giocatori si gonfiavano anche i problemi giudiziari, mentre anche i risultati tecnici crollavano e rendevano la situazione insostenibile.

Sul piano dell’immagine, sono arrivate alcune vicende che hanno sicuramente creato i presupposti per l’epilogo sorprendente di ieri sera. Nel 2014 lo stesso Agnelli ed altri dirigenti sono finiti nel mirino di un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Torino sulla gestione dei biglietti allo Juventus Stadium, con l’ipotesi di presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nella gestione degli ingressi. Inchiesta chiusa dopo tre anni con una richiesta di archiviazione perché non erano emersi collegamenti tra la dirigenza juventina e persone legate alla malavita organizzata. Nel 2017, Agnelli viene deferito dalla Procura della FIGC insieme ad altri tre dirigenti, ma le accuse vengono riformulate escludendo una presunta associazione mafiosa da parte dei tesserati del club. Condannato in primo grado, Agnelli ha visto esaurire la sua inibizione in appello, pagando un’ammenda di 100 000 euro.

E poi l’adesione alla Superlega mai nata, che ha portato alla rottura con la Uefa e con Ceferin, e il caso dell’esame per la cittadinanza italiano di Luis Suarez, con i suoi risvolti per certi versi comici, ma sicuramente non lusinghieri per l’immagine del club.

A quanto è dato sapere, alla fine Agnelli non ha pagato nemmeno troppo il crollo dei risultati nell’ultima stagione e mezza, anzi: paradossalmente il cda del club è stato azzerato proprio nel momento dei risultati migliori da quando Allegri è tornato. Ma la vicenda dell’inchiesta sulle plusvalenze ha avuto un ruolo decisivo per arrivare a un verdetto che non ha legami con i risultati sportivi, ma rischia di influenzarli pesantemente alla ripresa del campionato.