Martedì 16 Aprile 2024

Da Spina a Insigne: le Frecce tricolori in volo

La fortuna dell’Italia corre sulle fasce e Mancini è stato bravo a valorizzare tutti: con la sana rivalità Berardi-Chiesa e il jolly Bernardeschi

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di Paolo Franci

Le Frecce Tricolori sono cinque. E nessuno, qui a Euro2020 ne ha così tante e, soprattutto, così acuminate. Insigne, Chiesa,’Spina, ’Berna’ e Mimmo Berardi. Il ct Roberto Mancini le ha utilizzate tutte, fin qui, chi più chi meno. E hanno fatto la differenza. Una benedetta differenza per le sorti dei Nostri. Le Frecce hanno una storia di rivincita alle spalle, in azzurro o passata per l’azzurro, fino al tono scintillante delle ultime settimane.

Spinazzola è senza dubbio il crac più poderoso e fragoroso di questa prima parte dell’Europeo. Definirne il peso in squadra è semplice e basta una parola: Immarcabile. E pensare che la sua carriera sembrava ormai piegata tra i mile infortuni e qualche bella partita con la Roma. E, in azzurro, la massima ambizione pareva quella di fare la riserva a Emerson Palmieri. E invece è successo che per due volte ’Spina’ ha vinto il premio di man of the match. E non solo, se l’è sempre giocata da spaccapartite con grande personalità, senza mai accusare emozione. Lui, accantonato dalla Juve come uno ’non da Juve’. Lui che era finito all’Inter perchè anche la Roma se ne voleva disfare scambiandolo con Politano, ma l’Inter l’aveva rispedito indietro perchè secondo loro c’erano magagne nelle visite mediche che non avevano convinto lo staff medico nerazzurro. A guardarlo ora, beh.

Poi c’è Lorenzinho Insigne. Lui che si diceva fosse scarso di personalità, al punto che Ventura lo schierò nella maledtta sfida con la Svezia solo una mezz’oretta in due gare perchè, secondo lui, non aveva le caratteristiche per giocare quella drammatica doppia sfida. Guardalo adesso: è uno dei leader azzurri. Chiesa e Berardi invece, sono legati a doppio filo. L’uno sfila la maglia all’altro e in questa continua arrampicata sono migliorati entrambi e di brutto: Mimmo mai visto prima con questa dote di continuità e incisività. Federico, certo impermalosito per la retrocessione da pupillo del Mancio a ruota di scorta di Mimmo, ha ritirato fuori quel Chiesa color viola, con qualche gol in più. E che gol.

E siamo arrivati a Bernardeschi, il quinto uomo. Lui doveva essere il ’Diez’ del Mancio ma s’è perso nel triste dopo Allegri juventino, fin troppo sacrificato da Pirlo, che chiedeva diagonali e geometrie a lui che è architetto del talento e genio della giocata. Ci ha messo a riprendersi, Berna, ha anche rischiato di finire fuori dal giro, ma la Nazionale se l’è ripresa ed è lì che incita, aiuta, entra a partita in corso e fa cose intense. Sta bene e si vede. Hai visto mai che la prossima freccia non sia proprio lui? Magari entrando e spaccando i rossi – giochiamo solo contro maglie rosse, notato?- come ha fatto il suo amico Fede.