Mercoledì 24 Aprile 2024

Da Spalletti a Xavi, il secondo anno è d’oro

Napoli e Barça in volo, l’importanza della continuità tecnica. Anche Arteta sta facendo meraviglie con l’Arsenal dopo un inizio da incubo

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di Paolo Grilli

Sir Alex Ferguson conquistò il primo dei suoi 38 trofei da allenatore dello United tre anni e mezzo dopo aver preso possesso della panchina dei Red Devils. Era il maggio del 1990, e a Manchester si festeggiò una Coppa d’Inghilterra che rompeva un digiuno di titoli che durava da cinque anni.

Numeri legatai a un mito che, da soli, dovrebbero imporre, oggi, una riflessione a chiunque pretenda successi dal proprio club del cuore non appena un nuovo giocatore di livello varchi la soglia dello spogliatoio. Ancor di più, se è invece un mister-guru in arrivo a rappresentare un implicito obbligo di vittoria.

Nel mondo che tutto macina dopo un passaggio social, e in un calcio che va ancora più veloce nel dare in pasto vere o presunte leggende, la virtù della pazienza e il valore dell’attesa sono quasi evaporati. Di più: rischiano di passare per il paravento degli indecisi e degli incapaci.

Gli esempi di chi vola altissimo dopo una laboriosa e inevitabile fase di decollo sono numerosi, e tutti sotto i nostri occhi.

Come Spalletti. Se al primo anno al Napoli è riuscito a fare “solo“ un gran bel lavoro, perdendo però lo scudetto nel finale, in questa stagione la sua corazzata alleggerita di certi senatori e rinforzata dal talento puro di Kvara sembra davvero irresistibile. Difficile pensare che il rendimento spaziale degli azzurri non dipenda da meccanismi che questo (ormai) lungo tempo di lavoro comune ha reso quasi perfetti. Ed è forte il sospetto che il segreto dei partenopei stia tutto qui, nella continuità tutelata, più che in una alchimia istantanea in campo.

Del resto, il Barcellona sta vivendo la medesima magia del secondo anno. Nel 2021-2022 i dubbi sul neo allenatore Xavi erano stati tanti e tutto, fatalmente, veniva ricondotto al grande vuoto lasciato da Messi. Nella scorsa stagione, i blaugrana, sono stati da zero tituli. In quella in corso, invece, tutto sembra essersi combinato nel migliore dei modi per lo meno tra i confini spagnoli, e i catalani sono saldamente in vetta alla Liga, tenendosi a grande distanza il Real di Ancelotti dopo la vittoria nel Clasico. Impressionante il dato della difesa del Barça, con soli nove gol subiti in ventisei partite di campionato, una solidità tale da far prevedere il trionfo in campionato, che manca da quattro stagioni.

A chi osserva che il Barcellona ora vola perchè c’è Lewandowski, si può controbattere che sono le stelline del centrocampo Gavi e Pedri a rendere sopra a ogni aspettativa. Il club ha creduto in loro, e il secondo anno nell’undici titolare sta dando frutti prelibati. Come quelli dell’Arsenal di Arteta, tecnico incompreso al primo anno e osannato al secondo, tanto da essere ora il candidato numero uno alla vittoria del campionato più bello del mondo, la Premier.

Tornando alla serie A, non sfugge che Pioli, col Milan, sia diventato on fire al...secondo anno e mezzo del suo mandato, dopo aver risollevato e letteralmente ricreato la squadra. E che pochi avrebbero posto fiducia in quel Diavolo preso nell’autunno del 2019, con un nugolo di giovani da crescere e una bacheca senza nuovi titoli da due anni.

Era andata così anche con Conte all’Inter. La prima stagione fu ricca di aspettative ma senza successi, lo scudetto arrivò, meritatissimo, in quella successiva. Potere del secondo anno, della chimica in campo che lavora al meglio prima che subentrino noia, abitudine, appagamento.

Una regola non c’è – Inzaghi vola in Europa ma stenta in Italia – ma i trionfi da gruppo consolidato sono senz’altro superiori a quelli di dream team appena assemblati. Ecco perché, giusto per citare un club stellare, tutti si augurano che il Chelsea dei 320 milioni spesi solo a gennaio, e col tecnico Potter preso a stagione in corso, impieghi un po’ a essere vera squadra. Almeno un anno, si spera.