Giovedì 25 Aprile 2024

Da Immobile a Insigne, il gol con un segreto

Come per Berardi, la concorrenza di Belotti, Chiesa e Bernardeschi li fa rendere al meglio. Mancini ha fatto tesoro del caso Sacchi-Zola

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di Paolo Franci

D’accordo, imbulloniamo i piedi a terra e proviamo a contenere l’entusiamo dopo il trionfo con la Turchia. Però, come si fa a non sottolineare che razza di ’arsenale’ abbia costruito Roberto Mancini? Tra i tanti aspetti da esplorare, c’è quello della concorrenza interna là davanti. Che poi oggi si chiama ’intercambiabilità’. Sì, andatelo a dire a Mazzola e Rivera che potevano essere ’intercambiabili’. O allo stesso Mancini, quando si ritrovava dietro a Baggio - e va bene - ma anche dietro a Zola, motivo per il quale mandò metaforicamente a quel paese Arrigo Sacchi, rinunciando al Mondiale di Usa ’94. La storia è nota no? A Stoccarda Arrigo in amichevole con la Germania doveva schierare il Mancio per 90 minuti, visto che Baggio non c’era. E invece a inizio ripresa mette Zola e toglie Mancini. Lui si infuria, affronta Sacchi all’aeroporto e firma l’addio all’azzurro. Si dice che l’uomo intelligente e saggio sappia trarre dalle proprie disgrazie i migliori insegnamenti. E infatti.

Nella Nazionale costruita da Mancini la concorrenza interna è un must. E non è un caso che tra i i migliori – Spinazzola, Berardi, Immobile – contro la Turchia siano stati proprio tre giocatori che la vivono al massimo dei giri.

Un valore inestimabile che certo va gestito ma che ha contribuito alla crescita prima dei singoli e poi della squadra. Nessuno avrebbe immaginato che Federico Chiesa, uno dei giocatori che fanno letteralmente impazzire il Mancio, potesse finire in panchina sorpassato da chicchessia. Quel ’chicchessia’ invece c’è e ha fatto il botto. Si chiama Domenico Berardi, uno dei crac contro la Turchia. S’è sempre detto di Berardi: "gran giocatore ma non è continuo...". L’azzurro e la concorrenza con Chiesa per lui sono stati un vero e proprio jackpot. E, viceversa, il decollo verticale di Domenico servirà anche a Chiesa, vedrete. Senza dimenticare Bernardeschi lì ad insidiare Fede, Mimmo e anche Lorenzinho Insigne. E Ciro Immobile? In forma scintillante per suo merito ma anche per quel Gallo che gli canta vicino all’orecchio ogni giorno in allenamento. La concorrenza ha rimesso le ali a Chiellini, pensa te, stimolato a far vedere chi sia il migliore al centro della difesa. E siamo arrivati al man of the match della sfida con la Turchia, Leo Spinazzola, la prossima freccia di Mourinho e adesso acuminatissimo dardo del Mancio. Anche qui vedersela con l’uomo in Blues, Emerson Palmieri, ha messo le ali a ’Spina’ reduce da una buonissima stagione con la Roma, nella quale però, gli stimoli concorrenziali erano azzerati. Con Emerson invece, bum. E pensate un po’ al centrocampo se ci fossero stati anche Sensi, Pellegrini, concorrenza da ’never sleep. In azzurro, in particolare in attacco, ne abbiamo visti di dualismi che però, non sempre hanno portato all’impennata. Toni-Gilardino al Mondiale 2006 ad esempio. O Euro2016 Pellè-Zaza. E come dimenticare Vieri-Inzaghi a cavallo di inizio secolo? Per arrivare ad altri due eroi del 2006, Totti e Del Piero, amici per la pelle ma in concorrenza per caratteristiche tecnico-tattiche. E’ qui che si vede la capacità di un bravo allenatore: trasformare una questione delicata in un trampolino. Come ha fatto il Mancio.